Milano Unica: sostenibilità al centro

Milano Unica: sostenibilità al centro

Sostenibilità al centro: Milano Unica dedica il proprio impegno, e anche il tema della cerimonia inaugurale, alla sostenibilità. Rho si adegua e accoglie i molti visitatori con un caldo anche lui ‘sostenibile’.

Sono iniziati i lavori della 27esima edizione del Salone delle collezioni tessili e accessori per l’autunno/inverno 2019/2020: sono 607 le aziende, considerando anche l’offerta dell’alto di gamma degli Osservatori Giappone e Corea di Origin Passion & Beliefs, solo Milano Unica ne conta 475, con un aumento del 4%  rispetto all’edizione di luglio 2017.

Primo appuntamento la cerimonia inaugurale, dal titolo “Is our future sustainable?”: si è trattato di un confronto  sulle sfide e le opportunità che si aprono per il settore tessile rispetto a questo importante tema, alla tavola rotonda moderata dalla giornalista Maria Silvia Sacchi hanno partecipato Ercole Botto Poala, presidente di Milano Unica, Andrea Crespi presidente del Comitato Sostenibilità di Sistema Moda Italia, Carlo Capasa presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana e Marino Vago presidente di Sistema Moda Italia. Proprio Botto Poala ha scelto la sostenibilità come elemento caratterizzante della sua presidenza: se già a febbraio 2018 ha infatti organizzato la partecipazione di 53 aziende che avevano presentato 250 campioni di tessuto e accessori a vario titolo sostenibili, oggi quelle imprese sono diventate 123 con oltre 750 campioni di prodotto.

Rappresentando i brand e quindi la parte a valle della filiera, Capasa ha sottolineato come la sostenibilità deve diventare ‘di sistema’, pertanto va definita: “La sostenibilità deve riguardare le materie prime (ne abbiamo già eliminate molte risultate eco-tossicologiche) – ha spiegato – i processi produttivi (sui quali abbiamo già pubblicato documenti chiarificatori), la tracciabilità del prodotto e l’ambito sociale. Proprio quest’ultimo step oggi è tanto urgente quanto complesso: quanto devono essere pagati i lavoratori del nostro settore? quali devono essere le condizioni di lavoro?”. Usciranno documenti ufficiali su questi elementi, perché tutto deve essere definito e chiaro affinché diventi patrimonio comune e sia facile per il consumatore pretenderlo.

Un altro elemento fondamentale è la comunicazione e gli italiani non sono bravi in questo anche se stanno imparando: sarà ripetuta l’esperienza del Green Carpet per far arrivare il messaggio che ‘sostenibile’ non esclude ‘bello’. “La fabbrica deve essere aperta – commenta Botto Poala – far sapere quanto di buono facciamo è più importante del timore di qualunque rischio di imitazione”.

Inevitabile la domanda su cosa si aspetta il settore tessile dal Governo, a rispondere Vago: “Sono ancora molto ottimista sull’idea che il Governo farà qualcosa di utile per noi: il nostro settore è uno di quelli trainanti dell’economia italiana, è una ricchezza: sarebbe da stupidi buttare alle ortiche questa ricchezza”. Se dal Governo si aspettano risposte, le associazioni provate si stanno già muovendo: proprio la Camera della Moda ha messo a disposizione delle imprese con meno di 250 dipendenti 30 milioni di euro per investimenti sulla sostenibilità.

L’80% dell’alta qualità tessile europea è prodotta dall’Italia – commenta Andrea Crespi – Questo va protetto facendo sistema oltre che continuando ciascuno a lavorare per far dare il massimo alla propria azienda. A proposito di sostenibilità, a volte questo termine è usato in maniera impropria, come una bandierina per attirare compratori ma che non ha dietro alcuna veridicità. Il fast fashion per esempio ha abusato del termine sostenibilità senza averne titolo, né sul piano ambientale né su quello sociale, del resto sarebbe impossibile sostenere il costo della sostenibilità vendendo prodotti a 5 o 7 euro. Non dimentichiamo poi che non è possibile parlare di sostenibilità riguardo a prodotti che vanno in discarica con meno di cinque anni di utilizzo: sostenibilità è incompatibile con il concetto dell’usa e getta, al contrario va a braccetto con consumo di qualità e longevità. In realtà questo non è però un problema delle aziende italiane che da tempo hanno scelto la via della qualità”.

Il punto della longevità dei prodotti è stato toccato anche da Botto Poala:”Non dimentichiamo che le materie prime di cui disponiamo non sono infinite: a livello mondiale aumenta il benessere, aumentano i consumatori, aumentano i prodotti richiesti, non possiamo al contrario accorciare la vita dei prodotti accontentandoci della scarsa qualità”.

Dopo la tavola rotonda è iniziato ufficialmente il Salone, con i complimenti di Marino vago a Botto Poala per l’impronta data a questa manifestazione, che al meglio rappresenta la filiera italiana, unica in quanto completa. Vedremo domani i riscontri negli stand.

 

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