Pratesi a MU, a Rho arriva un intero distretto

Pratesi a MU, a Rho arriva un intero distretto

I lanifici pratesi iniziano l’edizione di Milano Unica forti di una stabilità dei dati economici e con buone prospettive, in parte frenate dall’incognita degli aumenti dei costi.

Un’ottantina di produttori di tessuti, un numero in linea con il luglio 2017, hanno raggiunto Rhocon una serenità, confermata dai dati del Centro studi di Confindustria Toscana Nord. I 250 lanifici pratesi hanno concluso il 2017 con una produzione complessiva in crescita del +1,5% rispetto al 2016; le stime per il primo semestre 2018 sono di un +3,5% rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente. I buoni risultati della produzione sono dovuti alla crescita del mercato interno: l’export di tessuti è infatti diminuito in tutto il 2017 del -3% in valori rispetto al 2016, mentre il primo trimestre 2018 ha registrato un piccolo miglioramento del +0,5% rispetto allo stesso periodo del 2017 (dati più dettagliati nella scheda allegata).

“C’è la sensazione diffusa – dice Francesco Marini, coordinatore del Gruppo Produttori di tessuti della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – di essere riemersi dopo anni davvero molto difficili. Le imprese pratesi hanno saputo reinventarsi, innovare, acquisire una propria importante collocazione sui mercati internazionali. I problemi però non mancano: le materie prime sono sempre più costose, con una crescita continua che rende difficile definire i listini. Dobbiamo cercare costantemente di contenere i prezzi per essere attrattivi per la clientela, ma nel giro di poco tempo i nostri costi lievitano: dovremmo, paradossalmente, cambiare i listini in continuazione, sempre senza cadere nella trappola di ribassi ingiustificati e insostenibili”.

Le lane e le fibre nobili hanno subito nell’ultimo anno rialzi che le hanno portate quasi a raddoppiare; ma anche il lino, per quando scarsamente presente nelle collezioni invernali esposte in fiera, segna un +20%. A far lievitare i costi contribuiscono poi i coloranti, con pochi produttori di sostanze chimiche a dominare il mercato e la chiusura di impianti di produzione in Asia. A questi si aggiungono le dinamiche di energia elettrica e gas, anch’essi in rialzo.

“Occorre che gli aumenti – dice ancora Marini – siano commisurati agli incrementi effettivi dei costi, che non sono uguali per tutti i tipi di coloranti e in alcuni casi sono minimi. Dal lato dei committenti, d’altronde, non può non esserci il riconoscimento dell’esistenza per le lavorazioni di un problema costi. La filiera è preziosa e indispensabile, non avrebbe alcun senso mettere in difficoltà chi ne fa parte. Responsabilità, consapevolezza, senso della misura: di questo c’è bisogno in queste situazioni”.

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