22 e 23 febbraio 2017: queste le date scelte per la 47′ edizione di Filo, il salone dei filati e delle fibre che anticipa così di almeno una settimana il suo appuntamento primaverile. Una decisione arrivata dopo una serie di colloqui e incontri con gli espositori che rischia però di lasciare ‘sul campo’ qualche dissidente, ovvero qualche azienda che vede nell’anticipo una forzatura dei tempi in nome del marketing e in spregio alla qualità e alla quantità dei prodotti da esporre.
Il primo ad alzare la voce e a chiamare ‘alle armi’ i colleghi è Giacinto Gelli (nella foto), titolare della pratese Fil-3 e da tempo critico nei confronti degli organizzatori di Filo sul tema delle date, che sembrano una conseguenza logica e quasi forzata dell’anticipo delle principali fiere tessili come Milano Unica e Blossom.
“Faccio un appello alle altre aziende del settore filati – dice Gelli – perché con una rinuncia alla partecipazione di dieci o più aziende ci sarebbero i margini per un ripensamento da parte degli organizzatori. Capisco che il problema degli anticipi riguardi soprattutto chi, come noi, fa prodotti di fantasia e creatività, mentre chi ha collezioni basiche può adattarsi meglio, ma toglierci due settimane di lavoro obbligandoci a fare le corse subito dopo le festività natalizie ci penalizza troppo. Abbiamo solo un mese e mezzo per lavorare sul nuovo e finiremmo con l’andare al salone con la vecchia collezione e due o tre campioncini di quella nuova”.
Anche la questione dell’anticipo delle fiere del tessile-abbigliamento ha luci e ombre per Gelli: “L’anticipo delle fiere – spiega – posso capirlo ma se i lanifici hanno tecnici bravi possono lavorare sulle precollezioni anche con filati già presentati. Credo invece che per Filo sia più un discorso di marketing e visibilità perché secondo l’organizzazione anticipare così tanto aiuta a portare visitatori stranieri. Ma ne beneficia solo chi fa basico; meglio qualcuno in meno ma a vedere collezioni completamente nuove”.
Gelli invita alla protesta anche le aziende fuori dal distretto pratese e che a Milano, già al Palazzo delle Stelline, si erano fatte sentire: “E’ ovvio che se mi troverò solo in questa battaglia dovrò arrendermi e andare a febbraio – conclude l’imprenditore – ma se uniamo le nostre forze possiamo far capire che la protesta è motivata. E che non è necessario viaggiare di pari passo con Milano Unica”.
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