Secca risposta del Consiglio Cinese per la Promozione del Commercio Nazionale, insieme a nove organizzazioni non governative, per difendere la raccolta del cotone nello Xinjiang, additata come basata sul lavoro forzato.
“La raccolta del cotone dello Xinjiang già da molto tempo è effettuata meccanicamente e su larga scala, chiamarla lavoro forzato è una maliziosa falsità” dice il CCPNT in una nota firmata anche da latre nove realtà. “Ci auguriamo – continua la nota – che le associazioni internazionali di categoria e le multinazionali interessate al cotone dello Xinjiang, che rispettiamo, abbandonino vecchie mentalità, stiano lontane dalle manipolazioni politiche, rispettino l’etica del business e che riconoscano i fatti reali. Noi le rispettiamo ma rifiutiamo stigmatizzazione e manipolazione, poiché violano l’etica del business e della professionalità. Siamo felici di osservare che le organizzazioni e le aziende in questione dopo aver riflettuto, abbiano corretto le loro affermazioni ed azioni errate, e siano ritornate sul sentiero corretto di apertura, collaborazione e inclusività”.
A firmare il documento anche Xinjiang Uygur Regione Autonoma del Consiglio per lo Sviluppo Economico per la Promozione del Marchio Regionale, Associazione Cinese per il commercio vegetale, Associazione Cinese per la salute, Associazione Cinese per l’industria della ceramica, Associazione cinese dei parchi di divertimento e delle attrazioni, Associazione Italiana per la Promozione del Commercio Nazionale Cinese, Consiglio della Mongolia Interna per la promozione del commercio delle nazionalità, Associazione per la promozione del brand della Mongolia Interna, e Fondazione Nazionale per la Cultura e lo Sviluppo Economico del Guizhou Shengzhe.
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