Il freddo pungente dei giorni di Pitti Uomo non ha frenato i compratori, stando ai primi dati di chiusura diffusi da Pitti Immagine. L’estero dovrebbe confermare gli stessi livelli raggiunti un anno fa (quando si erano ampiamente superati i 9.000 buyer internazionali), mentre i numeri dei compratori italiani registrerebbero un calo intorno all’8%. Seguendo questa tendenza il totale buyer dovrebbe attestarsi poco al di sotto delle 24.000 presenze, con un numero complessivo di 36.000 visitatori circa.
“In questi quattro giorni ho girato ampiamente per i padiglioni e i corridoi in Fortezza da Basso – dice Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine – e confesso la mia ammirazione per lo straordinario lavoro che le aziende stanno facendo. Un’ammirazione che condivido con i migliori compratori internazionali – tutti i più importanti top buyer, ai quali se ne sono aggiunti di nuovi da altri mercati e sul fronte del retail online. E’ come se tutta la catena della moda, maschile ma non solo, dall’ideazione alla progettazione, dalla produzione per finire alla presentazione delle collezioni si fosse concentrata sull’obiettivo di essere all’altezza di sfide sempre più impegnative. Lo sappiamo noi organizzatori, lo sanno gli espositori, lo sanno i negozianti che vivono i sentimenti dei loro clienti finali: sono mesi che leggiamo le stime sulla crescita, sugli scambi commerciali, sui consumi finali in Italia, in Europa, nel mondo intero. Ma invece di rinchiudersi e aspettare che le criticità e il cattivo tempo passino, questa comunità si è messa in pista per dare il meglio di sé. Anche questo è Pitti Uomo e se penso a cosa significhi, al valore che ciò rappresenta, devo dire che qualche punto percentuale di presenze di compratori in meno è davvero l’ultima cosa che mi preoccupa”.
Guardando all’andamento dei mercati esteri: la Germania si conferma primo mercato di riferimento del salone (sono oltre 800 i buyer tedeschi intervenuti); in calo atteso il numero dei compratori francesi (-11%); diminuzione anche per i buyer dal Regno Unito (-5%), ma meno accentuata rispetto a quanto gli effetti della Brexit lasciavano prevedere; in sostanziale conferma le presenza da Spagna e Olanda; performance positive per i numeri da Svizzera (+9%), Belgio (+6%), paesi Scandinavi, Grecia, Irlanda, Ucraina; guardando oltre l’Europa, il Giappone si conferma al secondo posto tra i mercati più importanti, anche se registra un leggero calo dei suoi buyer; in crescita invece paesi come Canada (+11%), Hong Kong (+10%), India e Taiwan.
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