Lavoro minorile: in aumento in Asia meridionale
- Attualità
- 5 Agosto 2015
In un mondo che cambia a velocità talvolta eccessiva anche i confini diventano un fattore relativo, compresi quelli dei settori economici. Anche per questo la Cina si sta in parte adeguando alle necessità della globalizzazione: niente più visto d’ingresso per entrare nel paese, via libera alla presenza di brand di moda all’estero. Una porta girevole
Il commercio cinese dà segnali importanti di ripresa e il post Covid-19 passa anche dalle fiere, che a Shanghai sono tornate protagoniste della scena. Chic ha fatto la sua parte portando nella megalopoli cinese oltre 43.000 visitatori. 43.986 il numero preciso di visitatori che hanno voluto essere presenti alla prima fiera dell’abbigliamento dopo il lungo
Parlare di ritorno alla normalità è sicuramente prematuro ma l’Asia, e la Cina in particolare, stanno vivendo un post-lockdown sicuramente dinamico, con negozi riaperti e fiere organizzate in più città, a partire da Shenzhen. A raccontare a La Spola questa ripartenza è Chen Dapeng, presidente dell’associazione cinese dei produttori di abbigliamento e direttore di Chic,
L’originale a Shenzhen, il virtuale online, l’autunno a Shanghai: queste le tre strade individuate da Chic per il dopo coronavirus. Come già annunciato la data saltata a marzo sarà recuperata in occasione delle fiere di Shenzhen a luglio, dal 15 al 17, almeno dal punto di vista “materiale”. La novità è rappresentata dalla versione online,
A quattro mesi da Chic, in programma a Shanghai dall’11 al 13 marzo 2020, l’80% dell’area espositiva (145.000 metri quadrati) è già stata affittata agli espositori che andranno al National Exhibition & Convention Center. Alla fine saranno quasi 1.000 in arrivo da tutta la Cina ma anche da altre nazioni e per la prima volta
Con a fianco il rinnovato board, composto anche da Jane Du e Jordan Zeng, il presidente dell’associazione cinese dei produttori di abbigliamento, che organizza Chic, Chen Dapeng (nella foto) ha fatto il punto sul salone al termine della seconda giornata, quella apparsa piu’ frenetica e convincente dal punto di vista dell’affluenza. Che la Cina non
Sono numeri da città di grandezza medio-grande quelli di Chic Shanghai, che in tre giorni di salone ha richiamato 103.722 visitatori e 1.365 espositori. Un appuntamento primaverile che non ha tradito le attese convogliando al centro espositivo di Shanghai tutti i più importanti buyers e addetti ai lavori dell’area asiatica, con 16 paesi e regioni rappreentate
Tutto il mondo è paese ed ormai non c’è da stupirsi se il presidente di un salone cinese come Chen Dapeng usa una similitudine col calcio per spiegare il nuovo corso della moda orientale come anni fa avrebbero fatto solo in Italia, Inghilterra o Brasile. Il pallone ora è di moda anche a queste latitudini, così come
108.164 visitatori da 70 nazioni, 1.213 espositori, dei quali 400 provenienti da 21 nazioni fuori dalla Cina, e padiglione italiano più grande degli altri internazionali: questi i numeri che mandano in archivio Chic, che si è appena chiuso a Shanghai. Soddisfatto Chen Dapeng, direttore di Chic e presidente dell’associazione cinese dei produttori di abbigliamento organizzatrice della fiera:
Una crisi ormai arrivata anche in Cina ma anche un’economia che sta cambiando con l’arrivo dei turisti e quindi un cambiamento dei gusti: l’analisi degli organizzatori di Chic, ovvero l’Associazione Nazionale Cinese dei produttori di abbigliamento, è a 360 gradi quando incontrano la stampa internazionale per fare il punto sulla fiera. “L’economia si sta sviluppando