Lavoro minorile: in aumento in Asia meridionale
- Attualità
- 5 Agosto 2015
Il brand di abbigliamento per bambini di Imperial, Please Kids, a sei mesi dal lancio della collezione ha realizzato circa 100.000 capi e un turnover di 1,5 milioni di euro, ponendosi come obiettivo di arrivare a 4 milioni di euro entro la fine dell’anno. L’espansione maggiore del business ha riguardato Italia e Germania. L’iniziativa, partita
Modelle virtuali, abiti che si adattano alle curve e alle misure del corpo con un click, un open space a disposizione di chi ha idee, genio e voglia di fare, grafici che si aggiornano quotidianamente per seguire le vendite di ogni singolo capo: la tecnologia incontra la moda nel Creative Lab presentato oggi al Centergross
Please arriva sulla spiaggia con la prima collezione beachwear Primavera-Estate 2016, una svolta importante per il brand tosco-emiliano che fa capo al Gruppo Imperial SpA. Doppio l’obiettivo di questa decisione: spingere la vendita dei prodotti Please con un’estensione di linea, e un’operazione di customer care atta a soddisfare le richieste delle consumatrici costantemente alla ricerca di
Novità in Francia per tre brand dell’abbigliamento italiano. Imperial ha trasferito la sua sede da Parigi a Aubervilliers per installarsi su 3.000 metri quadrati rispetto ai 1.000 precedenti; il brand emiliano ha fatturato in Francia circa 10 milioni di euro nel 2014 e punta ai 12,5 milioni di euro per 2015. Il Gufo, azienda di
Imperial ha affidato a Marco De Matteo, giovane digital artist romano, la realizzazione dell’opera alla base dei tessuti della capsule Anarchy Clothes per la Fall-Winter 15-16, che si rifà, in chiave fashion, allo stile dell’artista, caratterizzato da tratti spesso elementari e primitivi, apparentemente disordinati e anarchici, influenzati dall’ambiente circostante: dai murales delle grandi città, ai graffiti che
Please, marchio fondato nel 1993, conferma la crescita degli ultimi anni, nei quali è entrato a far parte dell’orbita Imperial. Negli ultimi 5 anni infatti il marchio ha triplicato il suo fatturato, passando dai 27 milioni del 2009 ai 77,5 del 2014, con un mercato per il 65% estero. Ad oggi, le collezioni Please sono diffuse worldwide
Nella partita infinita che si gioca sul campo delle regole e della legge Imperial ha messo a segno un altro punto a favore della difesa del made in Italy: a Salonicco, in Grecia, un raid della polizia locale ha infatti portato al sequestro di numerosi capi per i marchi Imperial, Please e Dixie. Solo nel 2014 la
In Giappone senza un agente ma con un’azienda che si occupa di vendere i prodotti realizzati in Italia. E’ quello che si può fare nel paese del Sol Levante con Chaleur, che ha inaugurato a Osaka un negozio specializzato in abbigliamento italiano chiamato Club e che vende al 70% abbigliamento da uomo e al 30%
Per Imperial si aprono le porte del Miami Fashion Film Festival, una kermesse che celebra le opere e i registi che creativamente esaminano l’arte, la cultura e il business della moda, sia a livello locale che internazionale. Un sguardo privilegiato sull’universo del fashion raccontato attraverso film, documentari, video e corti sperimentali. Per l’edizione 2015, in
Adriano Aere e i segreti del successo di Imperial A sentirlo parlare sembra che sia l’ultimo degli imprenditori. Esempio di modestia, cultore della fatica, del lavoro e del sacrificio, nessun vizio, poche passioni e tanta dedizione alla causa: per tutti questi motivi si capisce che Adriano Aere, fondatore di Imperial, non sarà mai l’ultimo degli