La moda maschile mantiene la linea di galleggiamento

Pitti Uomo inizia con un leggero segno più, quello che Sistema Moda Italia attribuisce alla moda maschile italiana (in un’accezione che comprende il vestiario e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) a fine 2015.

Il fatturato ha un incremento dell’1,8%, approssimandosi, dunque, ai 9 miliardi di euro, ottenuti nonostante l’insufficiente domanda interna e con un export caratterizzato da un tono significativamente inferiore a quello sperimentato nel corso del 2014. Superiori alla media la maglieria, la camiceria e il vestiario mentre l’abbigliamento in pelle chiuderà l’anno in territorio negativo, mentre il segmento delle cravatte, dopo diversi anni in flessione, dovrebbe stabilizzarsi sui livelli del 2014.

L’export di moda uomo nel periodo 2011-2014 è cresciuto molto ma stavolta frena a causa dei Paesi emergenti. Il fatturato estero della moda uomo cresce del 2,1%, più che dimezzando, pertanto, il ritmo dello scorso anno e anche l’import si mantiene in crescita, pur decelerando lievemente rispetto al 2014, e sperimenta una dinamica del +8,9%. I mercati di sbocco crescono del 3,3% in Europa e solo dello 0,9% fuori ma la Francia, superata dagli USA, scende al secondo posto nel ranking e va  in controtendenza rispetto alla media. La Germania invece cresce del 4,8%. Altra dinamica positiva si registra per il Giappone, che, invertito il trend cedente del biennio 2013-2014, cresce del +8,2%. La stessa Corea del Sud mostra un incremento del +4,1%. Crolla la Russia (-33,7%) in linea con il decremento accusato dal Tessile-Moda nel suo complesso.

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