Tessuti di periferia per aiutare le donne disoccupate

Si chiama “Tessuti di periferia” il progetto per l’inclusione sociale e lavorativa promosso dal Comune di Prato e realizzato con un finanziamento nazionale pubblico del Dipartimento per le Pari Opportunità Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali UNAR della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Partner del progetto sono la cooperativa SocialeinRete e l’associazione di promozione sociale Meltin-PO.

“Tessuti di periferia” è rivolto a cittadine italiane e straniere, in particolare giovani maggiorenni e/o adulte in età attiva. Da domani a venerdì 26 febbraio al Laboratorio del tempo (via Roma 101, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13; tel 0574/1835448; laboratoriodeltempo@comune.prato.it) sarà possibile iscriversi. Necessario aver compiuto 18 anni, essere disoccupate, avere almeno il livello A1 di italiano. Tra i requisiti preferenziali la residenza nel Comune di Prato, la conoscenza di elementi di base di cucito a macchina e a mano e la conoscenza delle caratteristiche di base dei tessuti.

Sono 15 i posti disponibili, 7 sono riservati al Progetto per donne straniere, con regolare permesso di soggiorno. Il progetto prevede una serie di azioni che hanno un ritorno positivo sulla qualità della vita degli abitanti di San Paolo, un quartiere molto popoloso che soffre non poche problematiche date dalla difficile convivenza tra pratesi e stranieri e dalla mancanza di centri di aggregazione e spazi pubblici.

“Tessuti di periferia” prevede l’inserimento di un gruppo di 15 donne italiane e straniere in un percorso di formazione professionale finalizzata all’acquisizione di nozioni tecniche e pratiche sull’arte del cucito nel settore della biancheria per la casa e alla creazione di una rete di microimprese nel settore manufatturiero. Il progetto, reso possibile grazie al coinvolgimento diretto di aziende presenti nella filiera produttiva del settore di riferimento, vuole assicurare l’inclusione lavorativa delle donne all’interno del mercato nel rispetto della sicurezza e della legalità e sostenere così l’autosufficienza economica delle rispettive famiglie. Grazie al riuso di spazi industriali abbandonati dove ha luogo il tirocinio formativo e alla creazione di momenti di socializzazione e intercultura che ruotano intorno alle attività del laboratorio, si vuole ottenere un miglioramento delle relazioni sociali tra i diversi gruppi etnici e al superamento reciproco degli stereotipi.

Una volta selezionate, le 15 partecipanti saranno coinvolte in un percorso formativo finalizzato all’acquisizione di strumenti e nozioni del cucito a macchina industriale e alla conoscenza del linguaggio specifico (70 ore obbligatorie e 30 ore aggiuntive su indicazione della commissione di valutazione). Seguono poi degli incontri motivazionali, due collettivi e uno individuale. In programma poi, da marzo a giugno, un corso di auto-imprenditorialità (120 ore), un tirocinio formativo (72 ore obbligatorie) e la costituzione di una rete d’imprese. Infine eventi di socializzazione, aggregazione del tessuto sociale e promozione buone prassi di progetto.

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