Il bilancio del viceministro tra fiducia e 'stoccate'

Alla sua quinta presenza consecutiva, che gli è valsa il pubblico ringraziamento del presidente Albini, il viceministro allo sviluppo economico Carlo Calenda ha tracciato il bilancio di un 2015 che, anche grazie alla sua opera, è stato foriero di tanti cambiamenti nel sistema fieristico italiano. “Ripeto – ha detto in risposta ai ringraziamenti di Albini – che l’attuale impegno ci fa parzialmente recuperare anni di disinteresse delle istituzioni verso il tessile, il settore che per primo ha accusato la botta della globalizzazione. Silvio Albini è un signore non facile da trovare in altri ambienti”.

Poi l’analisi del lavoro fatto e da fare: “Lavoriamo con Milano Unica su tre principi – ha spiegato Calenda – ovvero l’allargamento territoriale, e in questo bene l’apertura alla Corea e bene avere pochi espositori eccellenti che 50mila solo per fare numero; la scelta dei mercati per il salone, e le indicazioni arrivate da Cina e New York ci devono convincere a insistere per affermare la nostra identità superando le diversità dei distretti, anche se Première Vision si è un po’ offesa; un calendario più articolato e mirato alle esigenze di clienti e aziende”.

Altro punto dell’intervento del viceministro è stato quello sui ‘consigli’ agli imprenditori: “Ancora non siamo riusciti a creare il giusto approccio alla distribuzione complessa – ha continuato – e rischiamo ancora di essere dei subfornitori. Dobbiamo superare questo scoglio tutti insieme, lavorando come abbiamo fatto nell’ultimo periodo al tavolo creato con i distretti, Pitti Immagini ed i vari soggetti protagonisti del tessile-abbigliamento italiano. Sono loro ad vare deciso dove spendere i soldi del Governo, superando anche quelle polemiche territoriali che qualcuno ha sollevato. Finchè ci sarò io il Governo i soldi li spenderà così, se c’è qualche amministratore locale che pensa che ne abbiamo destinati troppi a Milano Unica anzichè ad altri si trovi i finanziamenti e faccia diversamente”.

Infine uno sguardo alla Cina: “Non è un problema di speculazione finanziaria (come invece ha sostenuto il presidente di Sistema Moda Italia Claudio Marenzi) – concluso Calenda – ma è un grosso problema di transizione tra economie. La Cina non deve essere isolata nella crisi perchè comunque il mercato rimane interessante e rischiamo il paradigma Russia. Però le aziende non possono limitarsi a seguire solo un paio di mercati, perchè se uno all’improvviso va male c’è il crollo. Io sono stato in Congo e Mozambico, che per ora non sono interessanti per il tessile ma potrebbero diventarlo tra dieci anni e quando succederà bisognerà essere stati i primi ad aver intercettato quella domanda”.

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