Il settore filatura italiano arriva a Pitti Filati con un quadro congiunturale che non è certo dei più rosei: anche nel 2015, così come nel triennio precedente, l’industria ha dovuto fare i conti con un calo del fatturato. Stavolta il segno negativo si è attestato sull’1,7%, con un giro d’affari al di sotto dei 2,9 miliardi di euro.
Abbastanza bene la filatura laniera, migliorata con un dimezzamento del ritmo di caduta rispetto al 2014 grazie soprattutto all’export nella seconda metà dell’anno; il cotone invece ha invertito il trend accusando un nuovo deterioramento delle performance specialmente all’estero. Il lino cresce ma meno di quanto fatto l’anno prcedente.
Anche il valore della produzione dovrebbe evidenziare un peggioramento intorno al 3,5%, peggio delle esportazioni che, dopo un primo semestre pessimo, si sono riprese limitando le perdite ad un -1,1%. L’import durante tutto l’anno si è mosso su ritmi piuttosto deboli e dovrebbe archiviare un aumento limitato al +0,7%. Il saldo commerciale della filatura si conferma positivo, scendendo però a 22 milioni, ma solo grazie alla lana.
Sul piano occupazionale il 2015 registra una tenuta, dopo anni di gravosi arretramenti: i dati dell’Indagine Campionaria SMI parlano di un -0,2%.
Export
Nel laniero dinamiche di crescita per i filati pettinati e i misti chimico/lana, rispettivamente in aumento del +2,9% e del +2,5%; dall’altro, invece, arretrano le vendite estere di filati cardati e di filati per aguglieria, gli uni del -2,6%, gli altri del -13,3%. Le importazioni di filato di cotone restano stabili, mentre quelle di filati linieri accelerano all’11,4%, mentre la filatura laniera complessiva assiste ad una flessione dell’import pari al -1,3%, dato tuttavia anche in tal caso sintesi di un aumento per il pettinato (+1,5%), di un calo per il cardato (-19%) e di una sostanziale stabilità per il chimico/lana (-0,3%).
L’export di filati cardati cresce verso Hong Kong (+14,3%) e Regno Unito (+17%), prime due destinazioni; accusa, invece, contrazioni verso Croazia (-41,5%), Cina (-0,5%) oltre che Turchia (-30,4%).
Da gennaio ad ottobre l’export di filato pettinato ha registrato un trend positivo (+2,9%), sostenuto, in particolare, dalle vendite dirette ad Hong Kong (+29,9%) e Cina (20,1%), nonché verso la Repubblica Ceca (+10,6%). Di contro, calano la Romania (-31,6%), nonché Francia (-22,2%), Germania (-9,5%) e Regno Unito (-3,5%). Restando nell’ambito dei primi dieci sbocchi, si rilevano significativi aumenti anche per Turchia (+12,4%), Bulgaria (+10%) e Tunisia (+40%).
I filati misti chimico-lana crescono su ritmi simili sia in ambito comunitario sia in ambito extra-europeo (rispettivamente +2,6% e +2,3%). Più nello specifico, le prime quattro destinazioni sperimentano tutte aumenti a doppia cifra: la Turchia del +13,1%, la Croazia del +25,3%, la Romania del +16% e Hong Kong del +15,5%. Flessioni dell’export interessano, invece, l’Austria (-7,2%), la Francia (-4,4%), e la Spagna (-20%), compensata però dal Portogallo (+15,7%) così come nel 2014.
Per quanto concerne i filati di cotone, nei primi dieci mesi del 2015 i flussi di export decrescono sia nell’area UE (-3,3%), che assorbe oltre il 75% dell’export totale, sia nell’area extra-UE (-7,2%). Più in dettaglio, Germania e Repubblica Ceca presentano un calo rispettivamente del -7,4% e del -8,1%. Parallelamente crescono le esportazioni verso Austria (+12,4%), Croazia (8,8%), Romania (+2,1%), Ungheria (+3,6%) nonché Regno Unito (+20,4%). La Spagna accusa, invece, un calo (-16,6%), così come Francia (-9,9%) e Hong Kong (-13,5%).
Import
Per i filati cardati, in calo mediamente del -19%, la Lituania, primo supplier, mostra una lieve crescita (+1,1%), mentre il Regno Unito, dopo il pesante cedimento del 2014, contiene il calo al -1,3%. La Cina ‘crolla’ del -48%, e cali non marginali si rilevano anche per Polonia (-19,1%) e Ungheria (-29,9%), mentre si fanno strada Romania (+20,6%) e Turchia (+29,3%).
L’import di filato pettinato, in aumento complessivamente del +1,5%, risulta stabile nel caso della Germania (+0,2%) e, pur su valori più contenuti, della Romania (+0,4%), mentre cresce su ritmi vigorosi nel caso della Bulgaria (+11,9%) e della Polonia (+9,1%). La Repubblica Ceca, invece, terzo supplier, arretra del -4,9%.
Con riferimento ai filati misti chimico/lana, l’import frena al -0,3%. Al deciso incremento (+33,1%) evidenziato dalla Turchia, secondo partner, si contrappongono i cali di Romania (-4,7%), Bulgaria (-6,1%) e Portogallo (-12,4%). Infine, l’import dei filati di cotone segna una variazione del +0,3%. Se si focalizza l’attenzione sull’approvvigionamento dalle aree extra-UE (che, del resto, assicurano l’89,5% dell’import di questo filato) si riscontra una dinamica lievemente più accentuata pari all’1%. Turchia ed Egitto, primi due supplier, crescono l’uno del +13,6%, l’altro del +10,2%; di contro, India e Cina arretrano del -8,8% e del -2%, mentre il Pakistan addirittura del -32,2%, venendo così superato dalla Bosnia-Erzegovina, in aumento del +18,9%.






