Non per tutti questa edizione di Chic è stata all’altezza delle aspettative. O quantomeno ancora non vale quanto quella di marzo e chissà se mai lo varrà, visto che i clienti cinesi preferiscono di gran lunga la collezione invernale a quella estiva. Almeno per calzature.

La tesi è di Emanuele Polci, di Loriblu: “Per questa collezione sembra quasi di non esistere, a differenza di marzo – dice – anche perché i clienti fissi che abbiamo non vengono a Shanghai, magari li vediamo nel nostro showroom milanese. E non è neanche un problema di concorrenza locale; questa fiera non è ancora pronta per ottobre, i visitatori sono più curiosi che interessati”.
Il brand Loriblu è presente ovunque ci sia una fiera di settore, da Mosca all’ex Urss, da Parigi a Milano: “Il mercato – continua Polci – si è stabilizzato sui livelli del 2015, l’ex Urss è fermo per la caduta del rublo, l’embargo, la crescita del costo di materie prime e utenze e tutto questo ha causato un effetto a cascata anche su altri mercati e in altri settori, visto anche il calo del turismo dei russi ovunque, da Dubai a Marbella, Cannes, Londra e New York. Meno rubli in giro, meno consumi, meno capacità di acquisto. Ormai la regolarità c’è solo in mercati che brillano di luce propria senza dipendere dagli stranieri in nessun settore, tipo Giappone, Arabia Saudita o Kuwait”.
Di tenore opposto le considerazioni di Roby Spernanzoni nello stand di Vittorio Spernanzoni, dove sono espositi gli articoli della collezione senza niente di specifico per il mercato cinese ma con un occhio di riguardo per forme più calzanti: “E’ stata un’esperienza positiva – dice – perché ho chiuso un ordine importante. Questa è un’edizione senza aspettative, è solo la seconda che fanno ad ottobre, e quindi tutto quello che viene va benissimo; in più vediamo clienti che abbiamo già incontrato, magari in altre occasioni, e concretizziamo qualche affare. Ottobre dell’anno scorso per esempio fu molto deludente”.
Diversamente rispetto a tessuti e filati le preoccupazioni per l’esportazione in Cina sembrano minori: “Facciamo

ordini non importanti o esagerati per volume – spiega ancora Spernanzoni, così mettiamo semplicemente il costo della spedizione in fattura al cliente, che poi pensa allo sdoganamento. Ma non ci risultano paletti o difficoltà”.