La sostenibilità ambientale di Fulgar ottiene una nuova valutazione d’impatto dell’intero processo di realizzazione dei suoi prodotti analizzato col metodo scientifico Lca – Life Cycle Assessment, una procedura accreditata e standardizzata a livello internazionale dalle norme ISO 14040 e 14044.
E’ stata la stessa Fulgar a decidere di sottoporsi allo studio: “Oggi più che mai – spiega Alan Garosi, Marketing Manager di Fulgar – la competitività di un’azienda si misura sulla “Reputation”, una complessa alchimia di fattori dove gli aspetti etici, come la sostenibilità ambientale, hanno sempre maggiore importanza. Il consumatore contemporaneo è consapevole e informato e desidera orientare le proprie scelte d’acquisto verso prodotti ritenuti “puliti” in ogni aspetto del loro ciclo di vita. Il lavoro di raccolta dati ed analisi di tutte le fasi di vita del prodotto che caratterizza lo studio LCA – Life Cycle Assessment non solo ci permette di interpretare e migliorare la nostra strategia, sia in termini ambientali che di performance produttive, ma ci offre anche la possibilità di dare ai brand finali e alle grandi catene distributive una visione chiara e precisa di quale sia l’impatto ambientale dei nostri
filati”.
Attraverso la valutazione d’impatto è possibile evidenziare l’entità dell’impatto generato a seguito dei rilasci nell’ambiente e del consumo di risorse provocati dall’attività produttiva. In particolare, per Fulgar, sono state prese in esame le fasi di produzione di tre prodotti specifici: il filato Fulgar Nylon 6,6, fibra ottenuta attraverso il ciclo produttivo standard e i due filati che rappresentano più di ogni altro l’innovazione e la ricerca tessile firmata Fulgar, Q-Nova ed Evo. Sottoporre all’analisi del Ciclo di Vita proprio queste tre tipologie di fibre di poliammide (dalla produzione delle materie prime fino alla fase di testurizzazione), significa ottenere una valutazione complessiva sull’intero “sistema Fulgar”, che tenga conto di tutte le variabili in gioco quali tecnologie, materiali e processi.
I risultati ottenuti dall’analisi dei tre prodotti Fulgar hanno reso possibile comparare le fibre di poliammide con altre categorie di fibre e filati, mettendone in evidenza il reale vantaggio in termini di minor impatto ambientale. Dallo studio condotto emerge, infatti, come il cotone risulti essere altamente inquinante – con percentuali di impatto tra il 60% e l’80% superiori rispetto ad altre categorie di fibre e filati- a causa degli elevatissimi consumi di acqua legati alla fase di coltivazione. Seguono poi Poliestere, viscosa e fibra acrilica. Mentre una delle fibre con il minor impatto ambientale, risulta essere proprio la poliammide, che si può definire tra le più eco-friendly.
L’analisi ha dimostrato che il polimero con l’impatto ambientale più basso è Q-Nova per tutte le categorie d’impatto e per i consumi di risorse considerati.
“Lo studio LCA – Life Cycle Impact Assessment – conclude Garosi – è per noi uno strumento di eco-innovazione che ci permetterà di migliorare ulteriormente le nostre performance ambientali ed economiche e ci consentirà di assicurare ai nostri Clienti, plus distintivi in termini di trasparenza e piena tracciabilità della filiera”.






