E’ nato stamani, nel cuore del distretto che per ora più si è speso per il rispetto di certi parametri di sostenibilità, il Consorzio Italiano Implementazione Detox. Per andare oltre le 23 aziende del distretto di Prato che hanno aderito al progetto di Greenpeace e per uscire dai confini territoriali soliti è stato deciso di creare questo consorzio aperto ad aziende, associazioni di categoria e istituzioni economiche e produttive con lo scopo di promuovere un modello di produzione tessile sostenibile ed innovativo a livello nazionale ed internazionale.
Il tavolo di lavoro e di presentazione del Consorzio è lo stesso che poco più di un anno fa lanciò Detox a Prato: il presidente di Confindustria Toscana Nord Andrea Cavicchi, Chiara Campione, Detox corporate Lead per Greenpeace Italia, Giuseppe Ungherese, che per l’associazione ambientalista è responsabile della campagna Inquinamento e l’Istituto Tullio Buzzi, col suo Buzzi Lab rappresentato da Giuseppe Bartolini.
E la vera notizia, al di là della nascita del Consorzio, testa di ponte verso altri distretti per ora e solo apparentemente disinteressati dalla questione, è la ricerca condotta proprio dal Buzzi Lab su circa 1200 coloranti utilizzati comunemente in otto tintorie pratesi, da cui sono state estratte 228 materie coloranti diverse che rappresentano circa il 90% delle sostanze coloranti utilizzate a livello mondiale nelle filiere tessili. Lo studio si è concentrato su 4 degli 11 gruppi di sostanze tossiche bandite da Greenpeace: Ammine aromatiche, Alchifenoli Etossilati, Clorofenoli e Ftalati. I risultati evidenziano che il 70% delle materie coloranti esaminate risultano contaminate per presenza di sostanze chimiche pericolose, rilevate a concentrazioni superiori ai limiti previsti da Detox; mentre soltanto una percentuale “irrisoria” (0,8%), non risulterebbe conforme ai limiti (molto più alti) auto-imposti dalle aziende e dai brand aderenti a ZDHC Foundation (Zero Discharge Hazardous Chemicals).
“Quando abbiamo iniziato il percorso – ha detto Cavicchi – ci dicevano che eravamo utopisti ed invece posso dire che il risultato previsto può essere raggiunto entro il 2020. questo consorzio è un passo avanti anche dal punto di vista della metodologia e grazie agli studi nessun produttore tessile potrà più dire che non sapeva che certe sostanze sono inquinanti”.
Il Consorzio si avvarrà di un Comitato tecnico scientifico che conta sulla presenza indipendente e non onerosa di Greenpeace, che nel 2011 ha lanciato la sfida Detox all’industria tessile per raggiungere l’ambizioso obiettivo del “toxic-free” entro il 2020.
“Mi fa piacere – ha proseguito Chiara Campione – che questo Consorzio nasca a Prato perchè quando vado in giro ad incontrare industrie, brand e distretti la prima cosa che mi chiedono è del caso Prato, quando magari all’inizio molti davano ai pratesi di pazzi e irresponsabili. Invece qui nasce un modello nazionale e replicabile ovunque”
Nel dettaglio lo studio ha selezionato e preso in esame 228 materie coloranti che rappresentano circa 80-90% delle materie coloranti più diffuse ed utilizzate nelle filiere tessili; sono state sottoposte ad analisi chimica, mediante modernissime ed innovative tecniche analitiche (es. cromatografia liquida con rivelatori di massa ad alta risoluzione) per evidenziare eventuali contaminazioni legate alla presenza di sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente. In particolare sono state sottoposte ad identificazione quattro degli undici gruppi di sostanze pericolose la cui utilizzazione è vietata dal protocollo Detox: 1) Alchilfenoli Etossilati (APEOS); 2) Ammine Aromatiche da coloranti azoici; 3) Clorofenoli; 4) Ftalati.
I risultati dello studio mostrano come circa il 30% delle materie coloranti analizzate risultano prive da contaminazioni, mentre il restante 70% contengono contaminazioni (micro o macro-contaminazioni) per almeno una delle quattro classi di sostanze in esame.
Le principali contaminazioni riscontrate appartengono Alchilfenoli Etossilati, ammine aromatiche da azocoloranti, clorofenoli e ftalati.






