Anche la lana sotto l'attacco della Peta

Dopo gli ormai storici attacchi ai produttori e ai consumatori di pellicce per la moda Peta, associazione mondiale che si batte a difesa degli animali, sposta il tiro anche sulla lana.

silvestone300Ha fatto scalpore una campagna d’accusa di ispirazione vegana sostenuta dall’attrice Alicia Silverstone (nella foto), apparsa nuda per affermare che preferisce andare in giro in quel modo piuttosto che con abiti di lana. Il tam tam è arrivato anche in Italia, dove è stata inoltrata ai mezzi di comunicazione e diffusa anche sui social una dichiarazione del direttore dei programmi internazionali di Peta, Mimi Bekhechi:” Affermare che la tosatura equivalga ad una “spuntatina” è come dire che l’amputazione equivale al taglietto di un foglio di carta. Nell’industria laniera il tempo è denaro e poiché nella gran parte i tosatori sono pagati sulla quantità, sono motivati a lavorare il più velocemente possibile e con poca attenzione per il benessere dell’animale. Presi dalla fretta arrivano ad amputare parti del corpo. Delle videoriprese girate in tre continenti mostrano operai che calciano, pestano e prendono a pugni in faccia le pecore, percuotendole sulla testa con tosatori elettrici martelli”.

In più c’è l’accusa di destinare a barbari mattatoi mediorientali le pecore non più utili alla causa. Accuse pesantissime e molto generiche che rischiano di gettare fango anche su chi, come i lanifici italiani, compra e ricerca la materia prima solo in allevamenti controllati e selezionati anche in base a parametri etici.

“La lana delle pecore – si chiude il messaggio – così come la pelliccia di volpe, non è un “tessuto” e non appartiene a noi. Ha un proprietario a cui è stata violentemente sottratta. Con la disponibilità di tessuti caldi cruelty-free come il cotone, il bambù, la canapa e la fibra di soia, ora è più che mai possibile eliminare la lana e altri materiali di derivazione animale”.

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