Gli effetti dei due punti più critici della recessione, il 2008-2009 e il 2011-2012, sembrano stemperarsi nel distretto pratese, con questo “è presto per parlare di ripresa o di completa guarigione – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Andrea Cavicchi – ci sono dei segnali positivi e diamo loro tutto il risalto, ma restano molti nodi da sciogliere, non ultime le questioni internazionali legati all’effetto Trump e alle evoluzioni dei rapporti Russia/Usa”.
E’ stato presentato ieri uno studio realizzato da Confindustria Toscana Nord sui bilanci delle imprese manifatturiere di Lucca, Pistoia e Prato nel decennio 2005-2015: il Centro Studi ha riclassificato ed elaborato conti economici e stati patrimoniali di tutte le società di capitali manifatturiere attive che hanno depositato il bilancio negli ultimi 5 anni e con valori superiori a soglie minime. Si tratta di 920 società per Prato, 570 per Lucca e 560 a Pistoia per un totale di 2.050. Su tutto il periodo (12 anni, considerando anche il lavoro dello scorso anno) la base dati allestita conta su oltre 25.000 bilanci.
I dati dicono che aumentano i ricavi, tiene la marginalità lorda e migliora leggermente la redditività netta, grazie anche alla contrazione degli oneri finanziari e fiscali: un quadro quindi sostanzialmente positivo.
“L’osservatorio sui bilanci – ha spiegato Cavicchi – vuole offrire agli imprenditori ma anche ai nostri interlocutori istituzionali uno strumento per la lettura delle dinamiche del manifatturiero, motore dell’economia dei nostri tre territori. Abbiamo inoltre in animo di predisporre indagini trimestrali sul costo del lavoro, dato che ci viene richiesto con forza dai nostri associati”.
I dati aggregati sui ricavi segnano rispetto al 2014 una crescita pari al +4,97%, che ha consentito di mantenere al 5,9% (valore del 2014, in miglioramento rispetto al minimo del 5,7% toccato nel 2012) la marginalità lorda delle vendite (MOL/ricavi%), nonostante l’incremento dei costi esterni (consumi, servizi, locazioni) e del costo del personale.
Minori gli oneri finanziari (la loro incidenza sui debiti finanziari è passata nei bilanci ordinari dal 4,5% del 2014 al 4% del 2015) e fiscali (la differenza tra utile ante imposte e imposte, entrambi rapportati al valore della produzione, è passata da +1,16% del 2014 a 1,61% del 2015). La redditività netta in rapporto al patrimonio netto (ROE, return on equity) ha così potuto avanzare leggermente portandosi dal 4,6% del 2014 al 5,1% del 2015.
E’ proseguito in tutti e tre i territori il processo di rafforzamento della struttura patrimoniale delle aziende. L’autofinanziamento generato dalle vendite è leggermente aumentato, accompagnato da una riduzione dell’incidenza dei debiti finanziari a breve sul finanziamento del circolante, riduzione che certamente è da mettere in relazione alla politica degli affidamenti del sistema bancario.
Guardando a Prato, c’è stato un miglioramento della marginalità operativa lorda (MOL): il 6,76% del 2015 è per il distretto il miglior dato del decennio. In miglioramento anche il ROA (return on assets), al 5,28% rispetto al 4,99% del 2014. La redditività netta (ROE) è passata dal 6,55% del 2014 al 7,1% del 2015 (nel 2009 era stata negativa): un risultato scaturito dall’ulteriore contrazione del costo dell’indebitamento e dal mancato incremento delle imposte sul fatturato.
Il progresso più rilevante dei ricavi è venuto dal meccanotessile con un +9,46%. Tra i produttori tessili (+2,3% in aggregato rispetto al 2014) si sono distinti ancora una volta i produttori di filati con una variazione (+4,4%) più significativa di quella dei tessuti speciali e per arredamento (+2,1%) e dei produttori di tessuti (+1,5%). I ricavi dei terzisti tessili sono risultati in leggera contrazione (-1,15%). In calo (-1,40%) anche i ricavi delle società di capitali del settore dell’abbigliamento complessivamente inteso (confezioni, maglieria, accessori) con gli accessori che hanno registrato comunque un ulteriore progresso (+4,9% sul 2014 e + 125% rispetto al 2005).
La miglior performance reddituale viene messa a segno dagli accessori con un ROE (risultato netto su patrimonio netto), che pur in flessione rispetto agli anni precedenti, si assesta su un ancora rimarchevole 16,55%. Seguono: i produttori di filati al 10,29%, il meccanotessile al 9,83%, i maglifici al 9,18%, i produttori di tessuto al 7,49%, i confezionisti al 6,81%, i tessuti speciali e per arredamento al 6,79%. Le ultime due posizioni in classifica vanno alle filature cardate c/t (ma è da ricordare che in questo comparto la presenza di società di capitale è ridotta) con un ROE al 5,17% e alla nobilitazione con un 2,15% (in questo comparto la redditività netta è stata negativa dal 2007 fino al 2012).
“Per Prato i dati dei bilanci 2015 confermano che il distretto è vivo, che negli anni successivi al 2009 ha intrapreso un percorso di recupero sia del fatturato che della redditività operativa e netta e che gli imprenditori stanno sostenendo questo percorso. In particolare, nelle aziende che vanno bene ci sono due elementi ricorrenti: la ricapitalizzazione delle aziende (segno di fiducia degli imprenditori) e l’efficientamento. In questo contesto l’interesse che gruppi esterni stanno rivolgendo al sistema pratese per operazioni di acquisizione non stupisce. Dall’indagine emerge anche la condizione di maggior debolezza reddituale che continua a interessare alcuni comparti del conto terzi, con in testa la nobilitazione ma anche le filature cardate e questo ci ricorda la necessità di rivolgere la nostra attenzione alle condizioni della filiera. In generale il percorso di recupero del distretto ci invita a spingere sull’acceleratore delle politiche di sostegno al sistema locale”.