Più ombre che luci nelle note economiche del settore filatura elaborate dal Centro Studi di Sistema Moda Italia per Pitti Filati: il 2016 è andato maluccio per la produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri.
Il fatturato settoriale è stato stimato mediamente in calo del -2,6%, con un giro d’affari di poco più di 2,8 miliardi di euro. Il calo dell’export, inatteso soprattutto in alcuni mercati, ha fatto da zavorra al mercato italiano, più vivace del solito. La flessione riguarda tutti i tre comparti, anche se la filatura laniera contiene il ritmo di calo rispetto al cotone e al lino. Anche il valore della produzione è stato valutato in lieve calo rispetto ai livelli del 2015 (-0,5%) ma prospetta un andamento migliore in termini di volumi rispetto ai valori.
All’estero dopo un primo trimestre buono è arrivata la progressiva frenata: per le esportazioni si prevede, pertanto, una chiusura dei dodici mesi al -4,5%, che porterebbe il fatturato estero settoriale sugli 832 milioni di euro. Parallelamente l’import dovrebbe archiviare un aumento stimato al +3,8%, per un ammontare complessivo prossimo agli 881 milioni di euro. L’interscambio con l’estero, il saldo commerciale, come già avvenuto nel 2011, torna in deficit per un valore di 49 milioni di euro. Il mercato interno invece dopo l’assestamento dello scorso anno, registra un +3,4%. Il calo di produzione ha influito sull’occupazione, che nei primi tre trimestri dell’anno è calata dell’1,1%, 1,4% e 1,9%.
Nel caso dell’export la dinamica negativa è generalizzata, pur su ritmi differenti: la filatura laniera cardata perde il -5,0%, la filatura mista chimico/lana cede il -1,9%, mentre il filato per aguglieria accusa un calo del -14,1%. Le vendite estere di filati di cotone cedono il -4,3%, mentre quelle di lino il -4,9%. Solo l’export di filati pettinati archivia una debole variazione di segno positivo, pari al +0,4%, per un totale di 220 milioni di euro, principale voce dell’export della filatura italiana.
L’import di cardati cresce del +2,5%, di pettinati del +7,3%, di misti del +5,6% mentre quello di filati per aguglieria del +7,8%. Il filato di cotone non va oltre un aumento del +1,0%, il filato di lino, infine, mette a segno una crescita del +11,8%. I cali hanno riguardato i mercati di Hong Kong (-14,8%) e Croazia (-12,3%), mentre i segni più sono arrivati da Regno Unito (0,7%) e Corea del Sud (addirittura 50%). Male la Cina (-21,6%), il Portogallo (-12,1%) e la Tunisia (-4,8%). Romania e Bulgaria crescono rispettivamente del 21,1% e del 19,9%. Il filato pettinato, similmente al cardato, perde molto a Hong Kong (20,5%) ma cresce in Romania (18,7%). La Repubblica Ceca, terza destinazione, archivia un aumento pari al +39,5%. Su anche Francia e Turchia, in crescita rispettivamente del +8,0% e del +10,6%, e giù Cina, Germania e Regno Unito, che arretrano, invece, del -6,5%, del -17,9% e del -9,1%.
Il fatturato estero dei filati misti chimico-lana registra un incremento di rilievo in Croazia (+11,4%), Portogallo (+29,2%) e Spagna (+42,5%); cede, viceversa, il -28,3% in Turchia. Pur su ritmi differenti, archiviano una flessione anche Austria (-2,7%), Hong Kong (-4,8%), Romania (-13,6%), Francia (-15,0%) e Bulgaria (-0,6%). La Germania presenta, invece, un aumento del +21,6%. Per il cotone, nei primi dieci mesi del 2016 i flussi di export presentano decrementi del -5% e del -9,6% rispettivamente in Germania e in Croazia. Di contro, sperimentano un’evoluzione positiva in tutti gli altri primari mercati di riferimento, ovvero Repubblica Ceca (+1,4%), Spagna (+3,1%), Ungheria (+2,2%), Francia (+6,9%) oltre che Regno Unito (+2,7%). In area negativa si muovono, invece, Romania (-2,2%), Austria (-53,1%) ed Hong Kong (-23,5%).
Nell’import i dati principali riguardano per il cardato la Cina (+21,2%) e la Romania (+90,0%), il pettinato segna una variazione media del +7,3% con una punta in Polonia; i filati misti chimico/lana, saliti del +5,6% hanno un +11,6% in Romania. Infine l’import dei filati di cotone chiude i primi dieci mesi del 2016 a +1%.






