Occupazione a Prato, la confezione supera il tessile

Numeri chiari e in parte sorprendenti nella ricerca sulle dinamiche economiche e le conseguenze occupazionali del distretto pratese degli ultimi 5 anni presentata oggi al Polo universitario di Prato (nella foto piccola un momento della conferenza stampa). Commissionata e finanziata dal Comune di Prato e dal Comitato di Gestione dei Fondi per gli Interventi Sociali, costituito da Confindustria e CGIL, CISL e UIL, la ricerca è stata realizzata dal Laboratorio di Scienze del Lavoro del PIN ed è frutto dell’analisi sistematica delle comunicazioni obbligatorie che le aziende devono effettuare per l’assunzione dei lavoratori.

Dai numeri emerge che il distretto pratese, colpito pesantemente dalla crisi, è ora in una fase di lenta, ma progressiva ripresa, anche grazie ad una profonda trasformazione, anche se dal 2007 al 2012 il valore aggiunto prodotto della provincia di Prato è diminuito di oltre 11 punti percentuali, senza risparmiare nessun settore. Non c’è stata una vera e propria emorragia occupazionale in termini quantitativi, grazie all’utilizzo degli ammortizzatori sociali: fra il 2007 e il 2012, gli occupati sono calati di appena lo 0,6% (614 unità) ma sono diminuite notevolmente le unità di lavoro (-18,7%). Dunque nel distretto si lavora molto meno e i nuovi ingressi nel mercato del lavoro sono prevalentemente caratterizzati da contratti a termine.

Dopo il 2012 l’economia distrettuale ha dato segni di ripresa: la produzione di ricchezza è tornata ad aumentare, lo stesso ha fatto l’occupazione (dal 2007 al 2016 la crescita occupazionale è stata del 2,4%, pari a 2.500 occupati in più). Le previsioni contrattuali per il 2017-2018 indicano una crescita ulteriore, fino a 40.960 unità con saldi occupazionali ampiamente positivi.

E’ cambiata molto la composizione interna dei vari settori: il comparto tessile, dal 2011 al 2016 – ha mantenuto sempre saldi occupazionali negativi, raggiungendo quasi la parità fra avviamenti e cessazioni nel 2015, complici gli incentivi governativi che però non sono riusciti a portare i saldi in territorio positivo. Confezioni e articoli di abbigliamento hanno invece mantenuto sempre saldi positivi (tranne che nel 2012, -974 unità). Nel 2016 c’è stato il “sorpasso” occupazionale delle confezioni sul tessile: 43,7% degli addetti contro il 37,6%.

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