Scarti tessili

Cresce la raccolta differenziata nel tessile

Sono in crescita i numeri del riciclo e della raccolta differenziata nel settore tessile. Secondo i dati raccolti e presentati da Fondazione per lo sviluppo sostenibile e FISE UNIRE (Unione Nazionale Imprese Recupero) e ripresi da Sustainability-Lab nel 2016 la raccolta differenziata dei rifiuti tessili in Italia è stata pari a 133 kt, con un incremento del 3,3% rispetto al 2015.

“Anche l’andamento della raccolta differenziata pro-capite – scrive Sustainability-Lab – migliora arrivando a una media nazionale di 2,2 kg/ab. Un impegno che coinvolge anche le amministrazioni locali: nel 2016, il 72,8% dei Comuni italiani ha effettuato la raccolta differenziata della frazione tessile”.

Tra il 65% e il 68% dei materiali tessili raccolti sono destinati al riutilizzo (esportazione di capi verso aree del mondo dove saranno commercializzati o inviati al riciclo). Dall’Italia sono partiti negli ultimi anni tra 100 e 150 kt di abiti, quantità che è la metà di quello della Gran Bretagna e un terzo di quello della Germania.

I vestiti europei vanno nei Paesi del Nord Africa e dell’Africa Subsahariana mentre è vietata l’importazione in molti dei Paesi emergenti (ad esempio Cina, India, Sud Africa, Brasile) come forma di tutela per l’industria tessile e dell’abbigliamento autoctone. L’India, che costituisce su scala mondiale il principale mercato di rilavorazione di stracci e abiti usati, impone la “mutilazione” degli abiti usati per bloccarne la vendita sul mercato come abiti di seconda mano’. Per l’Italia il principale mercato degli abiti usati destinati al riutilizzo è la Tunisia (un terzo delle esportazioni) ma molti capi vanno anche in Ghana e Niger.

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