Il 2018 del tessile è rosa

Nonostante alcune Pmi debbano ancora approvare i bilanci nel prossimo mese, i dati del 2018 del tessile- abbigliamento-moda sono praticamente noti. Il settore chiude l’anno con una crescita (+2,1%) più che doppia rispetto a quella del Pil italiano e un fatturato che ha raggiunto i 55,21 miliardi, con un export del 57%, ancora più alto rispetto al 2017.

Tranquilli allora? Non proprio: nonostante le previsioni di crescita, il primo semestre del 2019 fa preoccupare, hanno spiegato oggi nella sede di Confindustria Moda Marino Vago, presidente di Sistema moda Italia (Smi), e Gianfranco Di Natale, direttore generale di Smi e amministratore delegato di Ente moda Italia (Emi), la società partecipata al 50% da Smi e al 50% dal Centro di Firenze per la moda e che si occupa di internazionalizzazione e promozione all’estero.

La crescita da qui a giugno dovrebbe essere dell’1,5%, cioè almeno dieci volte quella del Pil italiano, ma pur sempre inferiore a quella del 2018 nel suo complesso e a quella, in particolare, del primo semestre dello scorso anno (+2,5%). Sono numerose le preoccupanti questioni estere evidenziate daVago e Di Natale: le elezioni europee, la Brexit, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e la prospettiva di dazi incrociati. Altrettanto numerose sono quelle interne: “Nei prossimi cinque anni usciranno dalla filiera 47mila persone, a fronte dell 10mila che stanno oggi seguendo un percorso di formazione – ha ricordato Vago – se questo ci preoccupava mi duole dire che l’entrata in vigore di quota 100 accelererà ulteriormente l’uscita di professionalità”.

Cosa potrebbe dunque aiutare il sistema? Certamente una maggiore certezza nel medio-lungo periodo e poi un maggior dialogo.

“Sarebbe auspicabile un maggior dialogo, anche intorno al Tavolo della moda istituito dal precedente Governo – ha aggiunto Di Natale – Ma soprattutto abbiamo bisogno di sapere quali e quante risorse Ice e Mise metteranno a disposizione per l’internazionalizzazione. La partecipazione alle fiere, ad esempio, va programmata con anticipo, quelle di settembre sono dietro l’angolo, ma nessuno sa su quante risorse del piano made in Italy potremo contare”.

Da parte sua Sistema Moda Italia intensificherà l’impegno in formazione, scambio di esperienze tra aziende, rapporti con le università e i centri di ricerca: “Faremo tutto quello che è in nostro potere – ha assicurato Vago – ma sulle incognite italiane, europee e mondiali non possiamo fare molto”.

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