La fase 2 della pandemia in Italia per Confindustria Toscana Nord ha ancora la data di scadenza ben fissata nel 14 di aprile, ovvero l’immediato dopo Pasqua.
Oggi in una conferenza stampa per via telematica è stato fatto il punto dal presidente Giulio Grossi e dai suoi vice territoriali Francesco Marini per Prato e Daniele Matteini per Pistoia: riaprire presto, capire prima possibile come accedere ai prestiti in banca e sollecitare le istituzioni a dare risposte certe le richieste più pressanti e decise.
La conferenza è servita per dare di nuovo i numeri del lockdown, ovviamente invariati rispetto all’inizio della serrata, ma anche per far capire come la Toscana ed il territorio Lucca-Pistoia-Prato in particolare abbia una sproporzione evidente tra il numero dei contagiati e quello delle aziende chiuse.
“La tutela della salute – ha detto Grossi – è la priorità assoluta, ne siamo consapevoli e convinti come imprenditori ma prima ancora come persone, al di là di ogni ruolo. Le nostre imprese, sia quelle che ora lavorano sia quelle che sono ferme, si sono adeguate con la massima cura e sollecitudine alle prescrizioni della legge, alcune delle quali onerose dal punto di vista organizzativo e dei costi. Lo abbiamo fatto senza discutere e oggi che chiediamo di riaprire siamo disponibili a valutare la fattibilità di misure ulteriori come test di controllo sui contagi, quando questi saranno disponibili e riconosciuti validi. Il nostro Centro studi ha calcolato che nell’area Lucca-Pistoia-Prato per ogni settimana di chiusura perdiamo 88 milioni di valore aggiunto, vale a dire di redditi da lavoro e impresa che, se non sono generati e distribuiti, cessano di essere il sostentamento di decine di migliaia di persone. Questo per tacere dei ricavi, stimabili in quattro-cinque volte tanto”.
“Le parole chiave sono velocità ed efficienza – ha aggiunto Matteini – e non possiamo aspettare troppi passaggi né per il varo delle norme né per espletare le pratiche”. In giornata dovrebbe arrivare la conferma da ABI di uno snellimento delle pratiche con il trasferimento delle istruzioni necessarie per operare: “Ma se la serrata durerà ancora per un altro mese – ha concluso Matteini – di tutto questo non ci sarà bisogno perché le imprese non ci saranno più”.
temiamo il blocco produttivo e la stasi nei mercati
Per il tessile in particolare ha parlato Marini: “Un capitolo particolarmente delicato è quello della tutela delle filiere produttive – ha detto – e temiamo che il blocco produttivo e la stasi nei mercati che inevitabilmente seguirà la fase emergenziale possano danneggiare irreparabilmente le filiere. Un’opzione da prevedere è che si facciano strada strategie di riconversione produttiva, con tutto ciò che queste potrebbero comportare in termini di ripensamento dell’organizzazione interna della singola azienda e dei rapporti fra aziende. Abbiamo quindi chiesto agevolazioni a fondo perduto per le spese di consulenza e per i beni materiali e immateriali necessari allo scopo. Sempre nell’ottica di salvaguardare le filiere, in particolare le fasi ad alto consumo di energia che abbiano dovuto sospendere l’attività, abbiamo chiesto che il pagamento della quota fissa della bolletta energetica sia posticipato di almeno 6 mesi”.
Marini è stato sollecitato anche sulla raccolta firme promossa da Roberto Rosati: “Come CTN – ha spiegato – non possiamo schierarci ufficialmente perché rischieremmo di snaturarla nella sua indipendenza e condizionarla. Ovviamente è un’iniziativa apprezzata perché si rivolge anche ai dipendenti e mostra quanta voglia c’è di tornare al lavoro. So che l’hanno firmata anche alcuni miei dipendenti”.