Forte calo nel primo trimestre dell’anno
La raccolta ordini di macchine tessili nel primo trimestre del 2020 fa già intendere che il presente e il futuro prossimo sono e saranno difficili.
Dopo lo scoppio dell’emergenza per il coronavirus la mancanza di ordini e la chiusura delle aziende hanno pesato come macigni sul settore: secondo i dati di Acimit nel periodo gennaio-marzo c’è stato un calo del 31% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Segno negativo sia sui mercati esteri che in Italia: -26% all’estero, addirittura -57% dentro i confini. “I dati parlano chiaro – commenta Alessandro Zucchi, presidente di Acimit – con l’indice degli ordini sprofondato rispetto al 2019, un anno già deficitario, chiuso con una produzione in calo del 13% e un’analoga flessione delle esportazioni (-14%)”.
ci attendevamo di ripartire prima
L’emergenza Coronavirus ha impattato soprattutto sui mercati in Cina, Turchia e India, già da gennaio. “Il lockdown prolungato – aggiunge Zucchi – ci ha svantaggiato rispetto ai concorrenti esteri, come la Germania, che hanno continuato a lavorare e produrre. La salute dei lavoratori è sempre stata al primo posto per le nostre imprese, che hanno chiuso la propria attività, al fine di adeguarsi alle direttive del governo per ripartire in sicurezza. Proprio per questo motivo e per la rilevanza strategica che ricopre il nostro settore, esportando oltre l’80% della produzione, ci attendevamo di ripartire prima”.
Il calo è previsto anche nel secondo trimestre, anche per le difficoltà di tecnici e montatori nel raggiungere i clienti nei Paesi dove, pur con il riavvio delle attività produttive, vigono ancora restrizioni all’entrata e alla libera circolazione degli stranieri.
“Federmacchine – osserva il presidente – ha sollevato il problema dell’obbligo dell’isolamento per 14 giorni ad ogni rientro in Italia per questa tipologia di personale, che trascorre solitamente pochi giorni tra un rientro ed una nuova partenza. Il servizio di assistenza è tra i fattori chiave della competitività e dell’eccellenza delle nostre aziende. Per questo abbiamo chiesto ai Ministri competenti di parificare il trattamento delle trasferte all’estero brevi a quello del personale transfrontaliero, e, per periodi di permanenza all’estero più lunghi, la possibilità di effettuare immediatamente sul lavoratore test (tampone, test sierologici o altro) che consentano, in caso di negatività, l’immediato reingresso al lavoro”.
Preoccupa anche il decreto Cura Italia per l’equiparazione tra contagio e infortunio sul lavoro, con la conseguente responsabilità in carico al datore, ritenuta impropria, vista l’impossibilità di dimostrare il nesso causale tra contagio e ambiente di lavoro.






