Confindustria Moda ha voluto esprimere la preoccupazione per l’esclusione dal Decreto Ristori delle attività relative al commercio al dettaglio di biancheria personale, maglieria e camicie e al commercio di calzature e accessori.
La decisione del Governo arriva in un momento in cui tessile e calzaturiero sono in piena crisi, forse maggiore di quella di altri comparti dell’economia italiana. Fatturati in calo, cassa integrazione e mercati internazionali fermi porteranno, scrive Confindustria Moda, “la seconda più grande industria manifatturiera del Paese a registrare un crollo stimato in 29 miliardi”.
Per Confindustria Moda hanno parlato Marino Vago, presidente Sistema Moda Italia, e Siro Badon, numero uno di Assocalzaturifici: “E’ cruciale emendare il testo della legge – hanno detto – affinché tutte le categorie possano continuare a vendere i propri prodotti, sia per tutelare l’occupazione e la sopravvivenza delle aziende che per assicurare un approvvigionamento di beni essenziali alla persona. Realtà che rappresentano gran parte delle attività di vendita al consumatore finale su cui il comparto moda si mantiene in vita e sono tutte oggetto di restrizioni da parte del Dpcm, laddove esercitino in zone riconosciute a massimo rischio di diffusione pandemica”.






