Euro

Sostegni, la Toscana storce il naso

Il Decreto sostegni si portava appresso tante aspettative ma a giudicare dalle reazioni delle associazioni di categoria pare che siano andate deluse.

Prato, ma anche Pistoia e Lucca protestano per bocca di Confindustria Toscana Nord e Cna Toscana Centro. Se per entrambe c’è l’apprezzamento per il superamento della logica dei codici Ateco rimangono anche criticità che rendono il giudizio insufficiente.

“Il tetto per l’individuazione delle aziende da sostenere a soli 10 milioni di fatturato – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi – esclude molte imprese di dimensione ancora definibile come piccola; fra di esse, anche imprese di settori che sono stati colpiti da questa crisi in maniera particolarmente dura, che non vedono ancora una reale ripresa e che rischiano di non farcela a risollevarsi. Occorre che si pensi anche ad aziende con fatturati maggiori, che non per questo possono sostenere contrazioni del loro giro di affari pesanti come quelli imposti dalla pandemia. Per le imprese fra i 5 e i 10 milioni di fatturato il contributo si limiterà al 20% del calo medio mensile del 2020 rispetto all’anno precedente. Inoltre è il parametro stesso del fatturato a presentare degli evidenti limiti, in quanto ben più significativo sarebbe stato il riferimento all’entità delle perdite. Le risorse, già scarse, rischiano di essere anche mal distribuite e di arrivare fra mesi, quando la situazione potrebbe essere irrimediabilmente compromessa. Si attendono i prossimi provvedimenti per ottenere risposte anche su altre fondamentali questioni, dalla necessità di posticipare ad esempio l’applicazione delle nuove regole per la crisi d’impresa e la Plastic Tax, oltre alla necessaria ripresa del tema liquidità”.

“Le risorse non sono sufficienti – continua il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini – e la loro entità potrebbe inficiare la portata del provvedimento. Se non si affiancheranno in tempi brevissimi i necessari interventi tesi a governare un nuovo sviluppo del Paese, le aziende non avranno neppure la spinta per risalire la china”.

“Prato rischia penalizzazioni gravi – conclude il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini – perché molte imprese industriali potrebbero rimanere escluse perché superano, magari di pochissimo, i 10 milioni di fatturato, oppure perché sfiorano soltanto, senza raggiungerlo, il 30% di calo di fatturato. I costi fissi non trovano alcun ristoro nel meccanismo introdotto con il nuovo decreto. Bisogna che per i futuri interventi che ci sia un ripensamento e, nel frattempo, che le maglie si allarghino per estendere i sostegni anche oltre i 10 milioni di fatturato”.

“Il DEF dovrà prevedere un nuovo scostamento di bilancio” dicono invece a Cna Toscana Centro, che chiede anche un meccanismo di decalage calibrato sul trend dei fatturati.

“Non ci saranno risposte all’altezza sul fronte dei ristori” anticipa Francesco Viti, presidente di Federmoda Cna Toscana Centro, che dichiara anche che “anche la soglia del 30% sul calo di fatturato impatterà enormemente sulle aziende del sistema Moda e, in pratica, lascerà fuori dagli aiuti del Governo circa 4 imprese su 10. Per questo, malgrado i piccoli passi avanti ottenuti e per cui ci siamo battuti a livello nazionale, di fatto molte imprese resteranno escluse dai contributi a fondo perduto previsti dal Decreto”.

“Chi ha perso il 20, il 25 o il 29% del fatturato – conclude Viti – non è in situazioni meno drammatiche di chi ha perso il 30%, vista la marginalità molto bassa che si registra da anni, in particolar modo per le imprese conto terzi della filiera del tessile. L’80,8% delle imprese della manifattura e dei servizi ha registrato una perdita media del fatturato 2020 del 27,2% rispetto al 2019″.

Condividi articolo