Ripresa, che sia la volta buona?

'Fusse che fusse la vorta bbona' diceva Nino Manfredi in uno dei suoi primi storici tormentoni e magari a qualcuno questa frase del 'barista di Ceccano' è tornata in mente stamani, quando alla Camera di Commercio è stato presentato il rapporto economico provinciale: una mattinata nella quale è stata pronunciata la parola 'ripresa'.
Una parola detta senza neppure troppi timori o titubanze, anche se la strada da compiere è ancora tanta e il distretto rimane diviso in due velocità diverse, con imprese ancora imprigionate nelle maglie della crisi e altre che invece iniziano a beneficiare dei primi segnali di ripresa, come quelle che in questi mesi hanno investito di più nella riorganizzazione e nel potenziamento dei servizi. Sul versante e del credito e del lavoro si registrano le maggiori preoccupazioni, per il protrarsi di difficoltà profonde che stentano a migliorare.
Il Rapporto Economico Provinciale 2014 realizzato dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Prato e presentato questa mattina nel corso della 12' edizione della Giornata dell’Economia ha dato comunque segnali incoraggianti, che riportiamo nel dettaglio.
Export – Un segnale incoraggiante sulla tenuta del territorio è quello relativo all’export, dove si registrano concreti segnali di tenuta. Anche se il contesto generale è complicato (domanda in ripresa, ma debole; euro forte), nel corso del 2013 le esportazioni hanno in effetti tenuto. Dopo un primo semestre ancora deludente, l’accelerazione è intervenuta durante l’estate e si è poi rafforzata nell’ultima parte dell’anno (+10,5% la variazione tendenziale complessiva dell’export manifatturiero provinciale nel quarto trimestre 2013). Positivi, inoltre, i segnali di risveglio della domanda proveniente dai paesi UE (+11,2% la variazione nel quarto trimestre), soprattutto per quanto concerne la Germania (anno 2013: +5,7%) e il Regno Unito (+2,3%).
Struttura imprenditoriale – La tenuta dell’export ha avuto un effetto positivo su quelle imprese che hanno avviato un percorso di riorganizzazione di riposizionamento competitivo. Sono proprio queste le imprese che in questo momento si stanno mostrando più pronte ad agganciare la ripresa, grazie ad un lavoro che in questo mesi ha puntato molto anche sull’innalzamento del livello dei servizi offerti e sulla razionalizzazione dei costi. Strategie di cui si notano gli effetti positivi sui bilanci del comparto industriale, che segnalano un miglioramento dei principali indicatori di redditività e produttività.
Credito – La svolta ciclica è quindi incoraggiante, ma i problemi di natura strutturale rimangono. Una fetta ancora consistente del tessuto imprenditoriale è tuttora in grosse difficoltà, soprattutto nei settori tradizionali (manifatturiero e costruzioni). Il volume delle sofferenze nei confronti del sistema bancario ha sfondato, dicembre 2013, il tetto del miliardo di euro (1.111 mln. €) e il numero complessivo degli affidati in sofferenza, per quanto riguarda il comparto produttivo, sfiora le 3.000 unità (+12,3% rispetto a dicembre 2012). Sempre nel corso del 2013 il Tribunale di Prato ha registrato l’avvio di 154 procedure concorsuali (tra fallimenti e concordati, +12,4% rispetto al 2012). Stentano a riprendere anche gli investimenti, fondamentali per attuare qualsiasi strategia di rilancio duratura.
Lavoro – Il mercato del lavoro presenta ancora un “bilancio” negativo. Nel 2013, infatti, se dal punto di vista strettamente congiunturale emergono timidi segnali di miglioramento (avviamenti al lavoro: +5,6% vs. 2012), a prevalere sono ancora un elevato livello di turnover e, soprattutto, le forti tensioni già presenti da tempo: livelli fisiologicamente elevati di CIG (3,6 milioni di ore ca.), crescita dei flussi d’iscrizione allo stato di disoccupazione (+19,9%), aumento del bacino della cd. “sottoccupazione”. Si segnala però una crescita della domanda di profili professionali più elevati, che lascerebbe intravedere il materializzarsi di processi selettivi “virtuosi” anche all’interno del mercato del lavoro.
Famiglie – Tuttavia, le forti tensioni presenti sul versante occupazionale vanno poi a tradursi in una persistente debolezza dei redditi e dei consumi delle famiglie, che risultano in ulteriore flessione del -2,4%. Le famiglie hanno in qualche modo “interiorizzato” la crisi e rivisto al ribasso le proprie aspettative di reddito, creando così i presupposti per una crescita dei risparmi a scopo cautelativo.

6-6-2014

Condividi articolo