Première Vision saluta e dà appuntamento all’edizione del prossimo settembre con un terzo giorno in cui l’affluenza è decisamente calata, con i corridoi presi però d’assalto da centinaia di studentesse e di studenti delle scuole di moda di tutta Europa, sciamati a frotte giù dai treni che portano dal centro a Villepinte.
Nel complesso i numeri sono stati buoni, anche se le conferme arriveranno in ritardo rispetto alle abitudini, visto che da questa edizione il presidente di PV Philippe Pasquet ha preferito convocare i giornalisti per una conferenza stampa di presentazione il primo giorno piuttosto che per quella di consuntivo il terzo.
A sentire gli espositori comunque arrivano conferme di un buon giro di affari, a volte anche ottimo, e della presenza dei clienti che contano.
“Il primo giorno abbiamo fatto il record storico di contatti – dice soddisfatto Uberto Ciatti di Inseta, vincitore nel settembre scorso di uno dei PV Awards (a destra nella foto in alto, con Christian Tassi) – e nel complesso siamo soddisfatti di questo inizio di stagione. I numeri sono alti ma la situazione non è chiara e stiamo all’erta. Qui a Parigi sono venuti tutti i nomi più importanti già martedì, qualcosa meno ieri. Nel 2013 abbiamo vissuto una situazione simile ma ai tanti contatti non hanno fatto riscontro altrettanti ordini”. Il premio vinto magari ha portato clienti nuovi: “E’ stata una tappa importante – conferma Ciatti – per la visibilità e siamo stati anche scelti per una fornitura di tessuti per un reality su La 5. tutto quello che è avanzato una volta finito il programma televisivo l’abbiamo donato ad una scuola di moda di Milano”.
Primi due giorni buoni anche per Andrea Cavicchi (foto a destra), presidente dell’Unione Industriale di Prato e titolare di Furpile Idea, mentre oggi la calma gli h
a consentito anche di andare a fare affari in centro città, unendo l’utile al dilettevole di Parigi: “Abbiamo ricevuto tutti i clienti di riferimento – spiega Cavicchi – quasi tutti arrivati su appuntamento. D’altronde chi viene da più lontano ha in Première Vision l’unica occasione per incontrarci e viceversa. Rispetto al passato il flusso di clienti casuali, che capitano allo stand per dare un’occhiata, è molto calato, le aziende hanno ridotto il budget per le trasferte ed ora i tempi di permanenza nelle città dove ha sede la fiera sono ridotti ad un giorno e mezzo per Milano e due per Parigi”.
In questo contesto si inseriscono i cambiamenti di PV, che non sarà più a Mosca ma a Istanbul e che a New York si sposterà al Pier 92. “A Mosca abbiamo fatto una sola edizione senza nessun tipo di risultato – dice Cavicchi – mentre Istanbul potrebbe essere interessante per quel mercato, anche se è ancora un po’ rischioso. Potremmo farci un pensierino. Mi interessa molto invece la nuova location di New York perché quello americano è un mercato che tornerà ad essere interessante per il tessuto pratese, sia per gli accordi di libero scambio Italia-Usa che per l’evoluzione economica”.
La voce dei comaschi è quella di Beppe Pisani (foto in basso), titolare di Serikos e da sempre anima attiva e pensante del distretto lariano: “Il primo giorno è stato pienissimo di impegni – racconta – quasi da non poter uscire dallo stand. Ieri siamo andati ad ondate anche se alla fine i numeri sono stati buoni. Oggi invece il giro è calato ma sono comunque arrivati clienti importanti dalla Cina”. La vis polemica o, meglio, la capacità di dire pane al pane e vino al vino porta il discorso sul ruolo delle fiere: “Questa è una che ha ancora un senso – precisa Pisani – perché ci consente di vedere i clienti di tutto il mondo, anche quelli australiani o di Singapore che non potrei vedere altrimenti. Per altre invece andrebbe rivista la formula. Parigi ha il pregio di avere per la donna l’appeal che ha per l’uomo Milano Unica, dove invece la donna manca quasi del tutto”.
Matteo Grazzini
20-2-2014





