Arriva anche la voce del presidente dell'Unione Industriale Pratese Andrea Cavicchi per commentare il documento Confindustria-sindacati: “C’è un dato alla base del documento comune Confindustria-sindacati che da solo spiega il documento stesso: è quel 2% di crescita che costituisce l’obiettivo minimo necessario perché la ripresa crei occupazione”.
“Il fantasma della ‘jobless recovery’, della ripresa – continua Cavicchi – (ammesso che tale sia quella che si sta muovendo adesso nel mondo) senza occupazione, preoccupa i sindacati ma non può non preoccupare anche le imprese. Una ripresa che vada avanti (se va e andrà: l’OCSE oggi parla per l’Italia di Pil ancora negativo nel 2013) a suon di ‘zero virgola’ è solo qualcosa di poco meglio della stagnazione, è una condizione di perdurante fragilità delle imprese che impedisce gli investimenti e alimenta il circolo vizioso di una crisi magari non più conclamata ma ancora strisciante. Non è allo ‘zero virgola’ che dobbiamo puntare noi tutti – imprese, lavoratori, il paese intero – per essere più sereni sul futuro nostro e dei nostri figli.
Cambio di passo, colpo di reni, sterzata: le metafore si sprecano ma rimane il problema di strategie politiche insufficienti a creare le condizioni per una effettiva ripartenza. Il documento Confindustria-sindacati dà, con l’autorevolezza e la forza della condivisione, indicazioni ben precise su capitoli cruciali quali le politiche fiscali e industriali e gli interventi sugli assetti istituzionali e sulla spesa pubblica. La cancellazione della componente lavoro dall’imponibile Irap; la riduzione dei costi dell’energia; la stabilizzazione delle misure di detassazione e decontribuzione per la produttività; una revisione selettiva della spesa pubblica mirata all’efficienza: queste sono solo alcune delle indicazioni che emergono dal documento.
E’ essenziale che su questi temi si eserciti un’azione politica forte ed incisiva; la composizione eterogenea della compagine governativa non è un’attenuante rispetto a latitanze e ritardi. Il fatto che industria e sindacato convergano su queste misure significa che sono giuste e opportune, e che vanno realizzate senza indugi. Ma questa convergenza ha anche un altro significato, che va al di là del contenuto e riguarda il metodo. Confindustria e sindacati hanno nella salvaguardia del manifatturiero un obiettivo prioritario comune: comune oggettivamente ma anche, cosa non scontata, percepito come tale da entrambe le parti, scavalcando condizionamenti ideologici e retaggi storici. Per noi pratesi – Unione Industriale e sindacati – è la conferma che abbiamo lavorato e stiamo lavorando bene: qui da noi il dialogo è la regola. Un dialogo magari acceso, che non necessariamente sfocia in una convergenza totale, ma pur sempre un dialogo all’insegna della volontà comune di trovare soluzioni e di superare i problemi. A Prato questo lo abbiamo capito da decenni, altrove ancora si stenta un po’ ad entrare in questa logica. Iniziative come il documento di ieri sono comunque segnali di speranza per la coesione sociale e l’impegno fattivo a tenere a galla il paese”.
3-9-2013