E’ il cashmere il materiale protagonista delle collezioni A/I 26-27 di Botto Giuseppe, che a Pitti Filati ha confermato la predisposizione alla sostenibilità e alla tradizione anche nell’allestimento dello stand.
Dal punto di vista della collezione le novità sono una dozzina di filati nei quali il cashmere è materia prima unica (Flair, Flair Brush, Cashtweed Mouliné) o è abbinato a Mohair (Vintage Mohair), poliammide e Poliestere (Star e Soft Star), acciaio (Flair Steel), lana Merino superfine (Fairwool, Slowtweed, Slowool e American Wool Tec), seta (Cashberry).
I colori scelti sono naturali (avorio, sabbia, perla e caramello) alternati a pastelli (giallo cera, rosa cipria, celeste polvere e giada pallido), oltre a marroni, gialli, verdi e al rosso in tutte le sue sfumature. Completano la palette blu, grigi melanges e nero carbone.
“In un momento di generale difficoltà – dice Silvio Botto Poala, Ceo di Botto Giuseppe & Figli – abbiamo ridefinito il concetto di lusso, decidendo di presentare il cashmere in tanti blend di eccellenza per rafforzare la nostra identità e proporre un’immagine più fantasia”.
Guerre e dazi hanno destabilizzato un equilibrio che sembrava ritrovato dopo il Covid: “Avremo un listi delle’stivo da ritoccare – dice ancora Botto Poala – rimanendo entro il 10%. Tra dollaro svalutato e incertezze dei mercati è difficile recuperare i livelli del passato ma bisogna essere pronti per dare risposte ai clienti quando ce le chiederanno”.
Alle proposte di lana da quest’anno si aggiunge la American Wool dall’Oregon, machine washable e certificata RWS e prodotta da una fattoria che adotta un approccio olistico, frutto di pratiche agricole che promuovono ecosistemi sani e proteggono la biodiversità.
A caratterizzare lo stand a Pitti Filati anche gli abiti frutto del progetto di circolarità Almadira, brand di Giulia Albini nato per creare capi in maglia dall’alto impatto narrativo. Per questo progetto di knitwear (nella foto un particolare) la giovane stilista ha trasformato in indumento ciò che era scarto: filati pregiati, lana, cashmere, misto seta o lino, recuperati dal magazzino di Botto Giuseppe, riassemblati e lavorati di nuovo. Sono nati quattro outfit, che si ispirano a Alpine Bauhaus.
Giulia Albini espone a Pitti Filati ormai dal 2019 e lavora come designer per The Modern Artisan, l’iniziativa promossa da Re Carlo d’Inghilterra. Ha alle spalle due anni come digital editor in Prada, prima di entrare in Acqua di Parma come product manager.