La prima metà del 2025 è passata da Como, Lecco e Sondrio portandosi dietro la sua scia ondulatoria, tra sprazzi di luce e qualche ombra di troppo.
Domanda, produzione e fatturato sono aumentati mediamente del +3,3% rispetto al secondo semestre del 2024, ma calano dell’1,1% nel confronto con la prima metà del 2024. I dati differiscono da comparto a comparto: l’utilizzo medio degli impianti produttivi ad esempio è del 67,2% per le aziende tessili e del 61,6% per quelle degli altri settori.
Sul fronte previsionale per la seconda metà del 2025 le aziende comasche rivelano cautela a causa della tensione geopolitiche in atto e indicano un lieve incremento (in media +0,2%) per ordini e produzione a fronte di una leggera riduzione delle vendite (-0,7%).
Oltre un terzo del fatturato realizzato dalle imprese di Como (34,7%) è stato generato all’estero, con destinazione principalmente verso l’Europa Occidentale; a seguire l’Est Europa, gli Stati Uniti, l’Asia Occidentale e i BRICS.
L’Osservatorio ha rilevato anche alcune criticità legate alle materie prime e alle forniture energetiche, dall’aumento dei listini di acquisto dei materiali e dei componenti richiesti al costo delle commodities, salito per il 21,9% delle aziende. L’andamento dei costi ha generato effetti distorsivi sulle imprese: oltre un’azienda su dieci (12,8%) è stata costretta ad apportare riorganizzazioni del lavoro e dell’attività produttiva, in modo particolare per evitare di produrre nelle ore del giorno a più elevato costo energetico, circa una realtà su tre (32,4%) ha registrato marcati aumenti dei costi di produzione e un’impresa su due (49,5%) ha riscontrato un’erosione dei propri margini di profitto a causa dei maggiori costi sostenuti.
Le tensioni geopolitiche hanno determinato criticità in diversi ambiti, tra cui una maggior incertezza sui mercati di sbocco nel 67,8% dei casi, effetti distorsivi sulla domanda per il 59,7%, l’inasprimento dei costi energetici e di alcune materie prime nel 41,1%, difficoltà nei trasporti internazionali e nelle operazioni logistiche nel 22,8% e una riduzione degli investimenti già programmati nel 20,1%. A questi si è aggiunta inoltre l’interruzione di alcune catene di fornitura nel 7,8%.
Dati simili anche quelli congiunti con Lecco e Sondrio: in questo caso l’utilizzo medio dei macchinari per le aziende tessili è del 70,3% contro il 67,5% degli altri settori. “I dati – dice il presidente di Confindustria Como Gianluca Brenna – restituiscono un quadro articolato dell’economia comasca, che alterna segnali di tenuta e capacità di adattamento a elementi di criticità strutturali. Le tensioni geopolitiche, i costi energetici e delle materie prime, le difficoltà logistiche, l’erosione dei margini e le criticità legate ai dazi recentemente aumentati dal Governo Trump restano nodi aperti per molte imprese. Ma c’è anche un cambiamento profondo nei modelli di consumo a livello globale, soprattutto del mercato cinese, che per oltre due decenni ha rappresentato una piazza strategica per i marchi europei del lusso. I cinesi stanno riscoprendo il valore del prodotto nazionale, facendo venir meno quel meccanismo di riconoscimento sociale che identificava lo status con brand europei. Non si tratta solo di un calo della domanda: è un cambiamento di paradigma, che richiede al nostro sistema produttivo capacità di riposizionamento, diversificazione e rinnovata attrattività dei nostri saper fare. Nonostante questo scenario, le imprese del nostro territorio continuano a investire: una quota significativa di esse punta su sostenibilità ambientale e sociale, efficienza energetica, digitalizzazione, ricerca e sviluppo, con un’attenzione crescente anche verso l’intelligenza artificiale”.