Turchia

La Turchia si fa bella a Texhibition

Oltre 24.ooo visitatori, più di 500 espositori ed una formula che continua a crescere e a perfezionarsi: l’edizione di settembre di Texhibition conferma il trend  positivo del salone, che ha portato a Istanbul il meglio della produzione tessile turca.

24.148 per l’esattezza i visitatori, poco più di 7.000 dei quali arrivati da fuori Turchia, con un crescita del 16,9% rispetto a marzo (+6,7% invece la crescita dei locali), con addirittura qualche americano, anche se la maggioranza ha rappresentato aziende europee (34,9%) o medio-orientali (19,6%).

E come ogni fiera le eccellenze hanno avuto una ribalta in termine di attenzioni e clienti, con un afflusso continuo e un picco nel secondo giorno, almeno a giudicare dai corridoi del centro espositivo vicino al vecchio aeroporto di Istanbul.

Un tour tra aziende moderne, sempre più attente alle questioni della sostenibilità, paradossalmente rese più forti dal sisma del febbraio del 2023 e in pieno sviluppo tecnologico, ma “minacciate” dalla crescita della concorrenza che, se una volta arrivava da Oriente e dalla Cina, stavolta è africana, con l’Egitto in ascesa; ma anche Vietnam e Bangladesh, soprattutto per chi fa anche confezione, a insidiare il mercato.

Si va quindi da Palmiye, azienda a ciclo completo che ha in Mango e Stradivarius lo sbocco sull’Europa, a Kivanç, che annovera tra i clienti brand come Hugo Boss, Banana Republic e Zara. Il tutto seguendo un filo fatti più di poliestere (anche riciclato) e di cotone piuttosto che di lana, quasi del tutto assente anche dallo spazio tendenze: “Questa è un fiera – dice Engin Emamet di Kivanç – per il mercato interno e per quelli vicini ma adesso è diventato difficile lavorare per tanti motivi, dall’inflazione alle tensioni politiche e alle guerre, vedi Russia e Medio Oriente. Ma noi vogliamo comunque essere presenti, come lo siamo anche a Munich Fabric Start, a Première Vision e PV New York”.

Cotton Fabric e Bossa sono due dei brand che hanno animato il Blue Black Denim, lo spazio dedicato al jeans, una grande area circolare col meglio della produzione turca e quindi mondiale. La prima è un service che fa da tramite tra i produttori e i brand, senza quindi la fase di tessitura diretta. La seconda è uno dei maggiori produttori di denim al mondo, tesse 70 milioni di metri all’anno e ha la più grande fabbrica in Turchia. Il 2024 è stato un anno che da to più soddisfazioni nell’export che sul mercato interno ed anche in questo caso le già citate nazioni concorrenti rappresentano un’insidia crescente.

Più particolare la produzione di Gorenler, che va dalle sciarpe per i tifosi alle etichette, prodotto base, passando per tutto quanto riguarda il gadget e veri e propri arazzi da applicare sugli indumenti, dando un effetto quasi fotografico ma senza stampa digitale. Il risultato sono stampe tessute più resistenti di quelle stampate. In bella mostra nello stand, cosa ancora non comune a Texhibition ma in crescita rispetto al passato, le varie certificazioni ottenute negli anni.

Infine Kasar-Dual, che fa della qualità e della sostenibilità i due parametri più importanti nella produzione, come testimonia la certificazione Bluesign, l’uso di pannelli solari per avere tutta l’energia elettrica necessaria nel lavoro e gli investimenti nonostante il periodo di mercato non certo positivo, e Isevtekstil, dove il responsabile del marketing, Zekeriya Bagriaçik, ha un passato lavorativo in Puglia, con ottima conoscenza quindi anche del mercato italiano. “La fiera rimane uno strumento importante per presentare l’azienda e incontrare i clienti – dice – ed è l’unica che facciamo, senza andare all’estero, neppure a Texworld a Parigi, dove è troppa la presenza di aziende concorrenti cinesi” .

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini