Se analizziamo il filo rosso che collega le passerelle Primavera/Estate 2026 alle anticipazioni fieristiche di Milano Unica e Première Vision (Primavera/Estate 2027), notiamo un fenomeno chiaro: il definitivo crollo della barriera tra superficie tessile ed epidermide. Non siamo più nel campo della semplice ispirazione visiva; siamo entrati nell’era della biomimesi sensoriale.
Mentre le sfilate di New York, Milano e Parigi per la prossima estate 2026 hanno preparato il terreno celebrando una fluidità anatomica fatta di trasparenze stratificate e aderenze liquide, le fiere tessili proiettano questa visione nel futuro, trasformando l’estetica in una vera e propria funzione tattile.
La macro-tendenza che Milano Unica ha battezzato “MU Cosmetic” e che a Parigi è risuonata sotto il concetto di “Sinestesia”, ridefinisce il ruolo del finissaggio per il 2027. La nobilitazione non deve più solo decorare, ma simulare una “formulazione”. Per noi Textile designer, l’obiettivo è chiaro: sviluppare mani che replichino la consistenza dei prodotti di bellezza. Distinguiamo due direzioni tecniche fondamentali:
La Mano Talcata come evoluzione dell’Opaco: Ispirata al “rituale di bellezza” mattutino e ai temi Natural visti in fiera, questa direzione evolve il concetto di “nude look” visto sulle passerelle SS26. Lì era un colore, qui diventa una sensazione. La sfida tecnica richiede l’uso di fibre cellulosiche evolute (Lyocell, Cupro, Bambù) lavorate con finissaggi enzimatici spinti o micro-smerigliature. Il risultato deve essere una superficie “secca” ma idratata, opaca e gessosa al tatto, simile a una cipria compatta. È un tessuto che non scivola via, ma si posa sulla pelle con una carezza vellutata.
Il Gloss Strutturale come L’evoluzione del Lucido: In risposta alle iridescenze parigine e al tema Shadows di Milano, i sintetici (poliesteri riciclati, nylon bio-based) abbandonano l’aspetto plastico per cercare una lucentezza “organica”. Attraverso calandrature a freddo e spalmature nanometriche, dobbiamo ottenere effetti bagnati che ricordino un siero o un olio per il corpo. Il tessuto deve riflettere la luce in modo diffuso, morbido, mai metallico.
Se nelle sfilate per il 2026 abbiamo visto il ritorno di una sartorialità che accarezza il corpo (una “silhouette liquida”), per il 2027 questo concetto si estremizza nella grammatura. Le armature devono alleggerirsi fino all’impalpabile. Jersey interlock finissimi e rasi di seta elasticizzati non devono “coprire”, ma agire come una seconda pelle. La sfida per noi tecnici si sposta sulla resilienza del filo: creare tessuti iper-leggeri (sotto i 100 gr/mq) che mantengano però una “mano nervosa” e scattante, capace di seguire il movimento muscolare senza inerzia.
Per la stagione SS27, il compito del designer tessile trascende il visivo. Dobbiamo progettare pensando alla sensorialità pura. Il tessuto smette di essere involucro e diventa emulsione: una fusione perfetta tra la chimica della bellezza e l’ingegneria della trama, dove la qualità si misura non solo con l’occhio, ma con il polpastrello.






