Texpremium, tra nuova location e mercato stabile

E’ nel cuore di Brick Lane, cuore hippy e colorato di Londra, da qualche anno con connotazioni etniche più asiatiche ma non per questo meno colorato, la nuova location di Texpremium, che ormai quasi al termine del secondo giorno può tirare le prime conclusioni.

La vecchia birreria Truman è stata riconvertita in spazio espositivo essenziale, dagli interni bianchi e ampi, certo meno suggestiva delle vetrate e del liberty del Business Design Centre, occupato in questo periodo e libero solo nella settimana precedente il Natale, ritenuta da tutti, organizzatori ed espositori, troppo a ridosso delle festività e quindi con buyers ormai distratti e poco inclini ad andare in fiera.

Il risultato delle nuove scelte è una fiera distribuita su un solo piano e con servizi ampliati, come ad esempio il catering aperto a tutti. Presto per giudicare, ma il fatto che anche a giugno (23 e 24) sarà la Truman Brewery ad ospitare tessuti e accessori apre le porte ad una prima controprova.

Primo giorno con partenza lenta e accelerazione pomeridiana, secondo con buon movimento tra i tavoli e nei corridoi e vivacità aumentata già in tarda mattinata.

“Mi piace la centralità della nuova location – dice Laura Clerici di Teseo, ormai presenza fissa della fiera ma che dal 2026 dirà addio a Première Vision – anche se Islington era più bella. Bene anche la data, perché l’altra era troppo tardiva. Stiamo chiudendo un anno duro, che ci porterà sì un calo ma non in doppia cifra, grazie anche agli ultimi mesi in ripresa che ci danno fiducia per il 2026. Il distretto di Como si è impoverito con la chiusura di aziende come Canepa, e speriamo che i buoni dati di ottobre e novembre non siano una fiammata isolata. Qui a Londra continuiamo a seguire un mercato che per noi è fatto di brand emergenti e se non hai limiti di metraggio alti è interessante”.

Pareri estetici simili anche per Roberto Rosati di Fortex, che preferisce le vetrate di Islington all’essenziale della Truman: “Ma anche qui – conferma – sono venuti i clienti abituali e importanti, anche se forse c’è stato un piccolo calo di affluenza, ma questa è una fiera giovane e le va dato qualche edizione in più per un giudizio completo. Siamo in un periodo in cui le fiere abbondano, soprattutto a Parigi, dove il vuoto creato dal riposizionamento di Première Vision ha dato vita a un fiorire e rifiorire di piccoli eventi dei rappresentanti o di gruppi di aziende. La realtà è che i consumi si sono ridotti a tal punto che bisogna ripensare alle strategie di prezzi dei prodotti finiti perché gli utili si sono ridotti in tutta la catena e se Shein e Temu vendono molto è chiaro che le scelte sono dovute ai costi”.

Realtà nuova (è alla seconda esperienza londinese) è quella di Zerow, una start-up nata quattro anni fa con l’idea di una piattaforma di vendita online di sovrapproduzione di tessuti e pellame: “Abbiamo accordi anche con grandi brand – spiega Alessio Troisi, co-fondatore con Gabriele Rorandelli – che danno il materiale avanzato, per il quale proponiamo non solo la vendita ma anche progetti di riutilizzo e di riciclo. Texpremium non è l’unica fiera che facciamo; siamo anche a Lineapelle e Première Vision, per un’attività di supporto alla vendita via Internet. Il nostro target va dal giovane designer fino al brand più strutturato e chi ci fornisce il materiale va poi la percentuale sulla vendita”.

Sguardo sul mercato che inizia a Londra ma finisce in Francia e Germania per Jennifer Martin e Valentina Rizzo di Balli Il Lanificio: “Per noi è la seconda volta a Londra – dicono – e rispetto ad altri mercati va piuttosto bene, sempre che le attenzioni e le scelte si trasformino in ordini. Il numero di clienti è stato positivo e c’è stato anche qualche nuovo contatto ed in un contesto generale di incertezza non è male. Qui nel Regno Unito abbiamo una nicchia del fatturato, con due o tre grandi clienti che fanno ordini importanti e molti più piccoli da metrature limitate. La stessa collezione primavera/estate ancora non è completa; quella definitiva sarà presentata a Milano Unica, che rappresenta il fulcro della nostra attività fieristica. D’altronde gestire una stagionalità ormai quasi sparita non è facile e alcuni prodotti dell’estivo sono anche nell’invernale e viceversa, magari con colori diversi. Per noi che seguiamo anche altri paesi la Germania ha chiaramente subito più di altri la battuta d’arresto dei consumi mentre in Francia ci sono davvero tante fiere, troppe…”.

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini