Il Tavolo della Moda fa il punto prima di Natale

Ultima riunione del 2025 per il Tavolo della Moda, convocato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy alla presenza di tutti gli attori principali del settore.

Confindustria Moda ha partecipato col presidente Luca Sburlati, che ha illustrato le priorità strategiche per garantire competitività, sostenibilità e tutela della filiera italiana del Tessile-Abbigliamento-Moda ricordando che “il sistema moda ha perso 20 miliardi negli ultimi 2 anni, come se il nostro sistema paese avesse improvvisamente perduto l’intero comparto aerospaziale, dobbiamo dunque agire seguendo quanto già esposto in Senato, cioè un Piano Strategico Nazionale, che eviti di perdere altri 20 miliardi nei prossimi anni, attivando misure reattive e altre strategiche di lungo periodo”.

Sul tema della Legalità Sburlati ha riconfermato la posizione di Confindustria Moda, per la quale è imprescindibile contrastare ogni forma di sfruttamento e irregolarità lungo la filiera, assicurando strumenti normativi chiari, efficaci e condivisi con le parti produttive.

Da evitare invece la crescente sovraesposizione mediatica, che può compromettere ingiustamente la reputazione del settore. Confindustria Moda vede poi con favore la firma del ministro Urso della lettera congiunta con il ministro francese per la Commissione Europea, per chiedere un intervento rapido e coordinato contro i fenomeni legati all’ultra fast fashion, con le segnalazioni fatte proprio dalla federazione stessa, durante tutto il 2025.

“È urgente e necessario – ha detto Sburlati – arginare questo ingresso incontrollato di prodotti scadenti, rafforzando i controlli, le responsabilità delle piattaforme e la tutela dei consumatori e delle imprese europee nei confronti di capi che non rispettano alcuna regola in ambito di tossicità dei materiali. Sono urgenti, quindi, regole europee in merito all’ingresso incontrollato di pacchi di valore inferiore ai 150 euro, che attualmente eludono dazi e imposte e soprattutto bloccare le pubblicità ingannevoli verso i consumatori più giovani sui social media”.

Apprezzamento anche per la definizione di un regolamento nazionale che anticipa i provvedimenti legislativi del decreto attuativo relativo all’Extended Producer Responsibility per il tessile e per la proroga del credito d’imposta al 10% per ricerca, sviluppo e innovazione.

Cna Federmoda ha ribadito l’importanza di migliorare le condizioni delle filiere moda, evidenziando che il problema principale non è la mancanza di controlli, ma la fragilità dei rapporti economici lungo la catena produttiva. Sebbene i controlli siano diffusi, spesso colpiscono principalmente le piccole imprese terziste, che lavorano con margini ridotti, senza tutele contrattuali e con capitolati unilaterali. Queste aziende, che costituiscono l’ossatura della manifattura italiana, sono soggette a oneri documentali crescenti e a prezzi che non coprono i costi reali, creando condizioni favorevoli all’irregolarità.

“La legalità di filiera – dice l’associazione artigianale – deve essere basata sulla giustizia contrattuale, con una piena applicazione della Legge 192/1998 sulla subfornitura, la definizione chiara dei prezzi e una distribuzione equa del valore aggiunto. È necessaria una responsabilità condivisa tra tutti i soggetti della filiera, compresi i capofiliera, per evitare che ulteriori adempimenti diventino un peso per le piccole imprese. L’associazione ha firmato con riserva il Protocollo d’intesa per la legalità dei contratti di appalto nella moda, di Milano, evidenziando la sovrapposizione di piattaforme proprietarie, la mancanza di una governance chiara e l’eccessiva proliferazione di audit non standardizzati”.

Sulla proposta di una certificazione unica di filiera c’è positività, ma con la garanzia di trasparenza reale, senza duplicare gli audit esistenti e con un rafforzamento dei controlli doganali e politiche commerciali più eque.

Sul fronte del contrasto all’ultra fast fashion, Cna Federmoda ha espresso apprezzamento per le proposte emerse sia in ambito europeo sia nazionale, in particolare per l’introduzione immediata di dazi sui prodotti di valore inferiore a 150 euro, finalizzati a contrastare l’uso sleale dell’e-commerce da parte di piattaforme extra-UE che stanno invadendo il mercato con prodotti non conformi alle normative comunitarie, così come il rafforzamento dell’operatività delle dogane, al fine di garantire controlli più stringenti e puntuali sui pacchi in importazione.

“La moda italiana è in una crisi di transizione che va governata subito o ne subiremo le conseguenze in termini di chiusure, perdita di filiere e indebolimento del Made in Italy” ha invece detto Moreno Vignolini, presidente di Confartigianato Moda.

“Nonostante la crisi – ha aggiunto il presidente – le imprese continuano a investire in qualità, digitale e sostenibilità: il 60% ha avviato percorsi di digitalizzazione e il 51% investe in competenze green. Segnali di resilienza che vanno colti e rafforzati”.

Per Confartigianato Moda la risposta deve partire da regole chiare e immediate: è prioritaria la certificazione di filiera, fondata su trasparenza e tracciabilità. A questo va affiancata una campagna informativa strutturata, capace di orientare la domanda verso produzioni di qualità e di contrastare gli effetti distorsivi dell’ultra-fast fashion.

E poi favorire la competitività riducendo il peso dell’energia, rilanciando gli investimenti produttivi attraverso il Piano Impresa 4.0 e sostenendo il revamping degli impianti, integrando transizione digitale ed efficientamento energetico. Confartigianato Moda chiede di equiparare gli investimenti in capitale umano a quelli materiali, sostenendo formazione, riqualificazione, ricerca e sviluppo, strumenti essenziali in un settore che continua a prevedere assunzioni ma fatica a reperire competenze.

Particolare attenzione deve essere riservata alle fasi chiave delle filiere di abbigliamento, calzature e accessori – dalla filatura al taglio e assemblaggio – oggi tra le più colpite dalla crisi e decisive per garantire il vero 100% Made in Italy. E infine prospettata la valorizzazione delle imprese che scelgono materie prime italiane, introducendo meccanismi premiali nei finanziamenti pubblici.

Condividi articolo
Matteo Grazzini
Matteo Grazzini