Affari e contatti a ritmo di swing

Il primo giorno di lavoro alla The London Textile Fair si è chiuso a ritmo di musica, quella della The Down for the Count Swing Orchestra, che ha animato la festa in stile anni ’40 organizzata da Textile Events. Litri e litri di birra, secondo la tradizione delle feste britanniche, che non hanno lasciato traccia tra gli espositori, tutti presenti e attivi alle 9, alla riapertura del salone per il secondo e ultimo giorno di affari.

Affluenza che è pian piano cresciuta con il passare delle ore e ancora una forbice abbastanza ampia tra chi ha avuto tanti contatti e chi invece ha faticato un po’ di più.

“Questa è una fiera con tanti fornitori e qualche cliente – spiega Federico Cipani di Bel & Co.del Gruppo Bellandi – anche perchè il mercato si è frastagliato creando una certa distanza tra chi fa un livello alto e chi invece è rimasto sul basso. Comunque clienti ne abbiamo avuti e abbiamo presentato le precollezioni, anche se ci hanno chiesto un po’ di estivo”.

“Il primo giorno c’è stato movimento – conferma Massimo Chiti di Styletex poco prima di mezzogiorno – ma i clienti importanti devono ancora arrivare. Noi facciamo anche PV New York la prossima settimana e veniamo da View di Munich Fabric Start, saremo ovviamente anche a Première Vision a settembre; abbiamo clienti che vengono solo qui a Londra e altri che vengono sia qui che a Parigi, ma tutte queste anticipazioni lasciano ai clienti sempre più tempo per pensare e a noi sempre meno tempo per produrre. A Londra ci chiedono tessuti fantasia, sta crescendo il jacquard e anche noi, che siamo partiti con la lana, ormai ci siamo adattati alle richieste di mercato. Abbiamo portato anche la collezione estiva, che qualcuno ci chiede, anche perchè è comunque un quarto di quella invernale”.

Soddisfazione anche per il Lanificio Fratelli Balli: “La fiera è andata bene – conferma Carlo Paoli – perchè è specifica per il mercato inglese e per la fascia medio-alta come la nostra. Non è poco, visti i tempi incerti, anche per la Brexit, che ha portato incertezza. Probabilmente per chi fa un prodotto come il nostro, che ancora non si trova in Estremo Oriente, cambierà poco, forse si ridurranno un po’ i volumi, ma se gli inglesi vogliono continuare a fare un certo prodotto non possono fare a meno di noi italiani. Questa edizione è stata nella media con le altre cinque o sei precedenti; The London Textile Fair è particolare, capita di incontrare anche clienti di aziende appena nate, addirittura ancora senza biglietto da visita”.

Myway300Chi guarda il salone dall’alto è Adriano Allegri (nella foto), di My Way International, nel senso che il suo è uno degli spazi ricavati nella terrazza gira intorno al primo piano, dove si trova la maggior parte degli espositori: “Diciamo che la posizione non ci favorisce – ammette – ma è la gavetta che facciamo in attesa di scendere al piano di sotto; è solo la seconda volta che veniamo qui. L’affluenza non è stata altissima ama abbiamo comunque incontrato tutti i clienti che ci ha passato il rappresentante e siamo soddisfatti. Prima Milano Unica è andata decisamente bene e abbiamo portato qui la stessa collezione”.

Chiusura con Daniele Saccenti, del lanificio Faisa, uno dei tanti imprenditori pratesi presenti a Londra, con il distretto toscano rappresentato al Business Design Centre anche dagli striscioni di Albini & Pitigliani, partner della fiera: “Scelte ne abbiamo fatte tante – dice Saccenti mentre ci sono gli ennesimi clienti a ‘curiosare’ tra i campioni della collezione appesi agli stendini – e abbiamo visto molti clienti. Per quanto riguarda i nuovi qui c’è una oca che un po’ ci frena, ovvero la difficoltà nel capire chi sono, cosa producono e cosa vogliono. Abbiamo però visto che il prodotto è apprezzato, anche più degli anni scorsi, anche gli articoli che abbiamo aggiunto rispetto alle fiere precedenti. E una volta salutata la London Fair sarà già tempo di volare a New York per Première Vision”.

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