Mentre su qualcuno che deve partire aleggia lo spettro dello sciopero del personale degli aeroporti parigini, su chi resta permane l’incertezza sull’affluenza di chi invece a Parigi arriva per visitare Première Vision. I numeri, a meta’ del secondo giorno di salone, sono infatti ancora da interpretare: c’è chi ieri ha lavorato benissimo e oggi meno e chi invece oggi fa fatica a trovare cinque minuti per rispondere alle domande di chi scrive.
Nel complesso l’impressione e’ quella di un calo dovuto a problemi di mercati, economie, tensioni geopolitiche e paura degli attentati: tutte questioni che col tessile hanno poco a che vedere ma che influenzano le decisioni di chi si deve spostare in aereo. Questo spiega la flessione di giapponesi e, in parte, cinesi, anche se i nomi che contano si sono mossi eccome.
”Il primo giorno è andato benissimo – dice Uberto Ciatti di Inseta – sia per qualita’ che per quantita’. Oggi c’è un po’ meno gente (ma pochi secondi dopo vede entrare un cliente molto importante con uno stuolo di collaboratori, ndr) ma chi deve lavorare lavora. Abbiamo portato a Parigi gli abiti realizzati in collaborazione con gli studenti del terzo anno a Polimoda che hanno sfilato a giugno; è una collaborazione che porteremo avanti volentieri. Per quanto riguarda le collezioni il mercato ci sta dando ragione, ma non mi sembra che in generale le cose stiano andando bene, non sento aria positiva intorno al settore. Solo chi fa ricerca va avanti e lavora. In ogni caso Parigi non tradisce mai e i clienti importanti vengono sempre”.
D’obbligo la domanda sulle date future in Italia e all’estero: ”Per Milano assolutamente luglio – dice – perche’ fare il trenino delle fiere a settembre non ha senso, chi deve fare acquisti non si mette a salire e scendere dagli aerei ogni settimana. Dobbiamo far diventare Milano la fiera piu’ importante per le precollezioni donna e le collezioni uomo mentre Première Vision restera’ per le collezioni donna, evitando sovrapposizioni”.
Affluenza ad ondate anche nei tanti stand del Gruppo Marzotto, che ha quasi monopolizzato un’intera area a cavallo tra i padiglioni 5 e 6: spazio alla creativita’ anche negli arredi, da quello rock di Redaelli con neon colorati e street art al bambu’ di Ratti, segno di sostenibilita’: ”Per noi meglio oggi di ieri – dicono Mario Ratti e Massimo Parenzan – perchè alcuni clienti sono mancati, tipo gli inglesi. Oggi, sia pure a ondate, la gente e’ venuta, compreso i clienti importanti. D’altronde in questa fiera e’ difficile che venga chi decide, ma rimane una grande e importante vetrina e un momento perfetto per vedere i clienti”. Una considerazione porta alla questione date: ”Nel complesso – dicono – preferiamo luglio perche’ anche per le collezioni uomo di fascia media si puo’ partire subito dopo Pitti, visto che i brand sono gia’ pronti. Di certo se venisse fatta questa scelta per le fiere in Italia i tempi di lavorazione diventerebbero piu’ complessi, ci sarebbe da ripensare alla nostra organizzazione e non e’ scontato che sia facile farlo”.
Cambio generazionale e di ‘brand’ per il Lanificio Caverni, che perde lo storico abbinamento con Gramigni e si affida alla guida futura di Andrea Caverni, unico giovane rimasto a portare avanti la tradizione, col padre Roberto comunque ancora presente: ”Marco (Gramigni, ndr) ha deciso di lasciare – spiega Roberto Caverni – e quindi con Andrea abbiamo pensato ad un avvicendamento normale, visto che da tempo aveva preso in mano lui le redini dell’azienda. Ci siamo trasferiti a Santa Lucia comprando il ramo di azienda per il campionario estivo, dato che per quello invernale c’e’ tutto un altro tipo di lavoro da fare. E’ il nostro modo di affrontare le sfide future, forse meno dispendioso rispetto a prima”.
Il presente e’ Parigi: ”Forse un po’ di gente in meno c’e’ – dice Caverni – ma a momenti lo stand si riempie ed i clienti importanti arrivano. Mi pare che il calo importante riguardi gli asiatici, forse frenati dalle paure degli attentati”.