Il passaggio generazionale all’interno di un’azienda è un problema anche in una terra di lungimiranti e programmatori come il Varesotto. In Italia solo il 6% delle imprese pianifica la successione genitore-figli, c’è poca voglia di delegare, troppa sicurezza nei propri mezzi, personalità e carisma forti del fondatore.
Negli Stati Uniti la percentuale è del 44% e si pensa anche a fissare un’età precisa entro cui ritirarsi a vita privata; in Italia a fare una tale programmazione è solo l’11%. Nel Varesotto sono più di 660 le aziende che hanno un anno di fondazione antecedente al 1950 e sono state al centro del quarto incontro del ciclo Approfondimenti di Finanza – Scuola di Impresa.
Esistono veri e propri comportamenti patologici nella relazione famiglia-azienda: “Tra questi – hanno spiegato Massimo Solbiati (docente LIUC – Università Cattaneo) e Riccardo Coda (docente Scuola Alta Formazione ODCEC) – l’ossessione che tutti i proprietari di capitale debbano assumere ruoli di governo; la vecchia generazione che rimane al vertice sino alla fine; pensare che tutti i figli abbiano il diritto ereditario di lavorare nell’impresa, e magari per forza in direzione, a prescindere dalle attitudini personali; sforzarsi di assicurare a tutti i figli la medesima curva retributiva senza tener conto del ruolo, dell’impegno e dei risultati”.
La parola chiave è: delega. Non esiste passaggio generazionale senza di essa: “La propensione a delegare ai propri collaboratori parti significative della gestione – spiega Solbiati – risulta essere un ottimo requisito anche nei confronti dell’ingresso in azienda della nuova generazione”. Delegare, però, hanno ammesso Solbiati e Corda, è un comportamento di per sé innaturale per un imprenditore. Da qui la necessità di appoggiarsi a modalità oggettive di controllo su cui basare la valutazione stessa della crescita professionale dei propri collaboratori. Figli, manager o dipendenti che siano. Uno strumento che possa aiutare le imprese a centrare questo obiettivo c’è e sta nell’applicazione interna di un sistema di pianificazione e controllo di gestione. “Spesso il processo di successione – hanno spiegato gli esperti – può essere facilitato dall’introduzione della figura di un manager esterno”.