In attesa che mercoledì apra la fiera dedicata ai filati, il Centro studi di Confindustria Toscana Nord diffonde qualche notizia sullo stato di salute dei filatori toscani, pratesi in particolare: la congiuntura del terzo trimestre 2017 (l’ultima disponibile) è all’insegna di una sostanziale stabilità, con un -0,9% che rappresenta un andamento decisamente superiore rispetto alla tendenza media della produzione di filati nazionale (-5%). Un risultato apprezzabile, quindi, dovuto soprattutto al buon andamento degli ordini dal mercato interno che hanno segnato un ottimo +6%.
L’edizione invernale di Pitti Filati, nel corso della quale saranno presentati i filati per la primavera-estate 2019, parte quindi all’insegna di una rinnovata fiducia, anche se sui listini delle imprese si faranno sentire gli effetti dell’andamento delle valute e in particolare il forte apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro USA, moneta quest’ultima utilizzata per i prezzi verso il mercato americano e di altri paesi extra-europei.
A questo si aggiunge l’impennata dei prezzi delle materie prime, soprattutto pregiate: le aste della lana australiana stanno stracciando ogni record precedente e hanno iniziato il 2018 superando i livelli già clamorosi del 2017. Stesso andamento anche per le fibre di maggior finezza e pregio come cashmere, alpaca e yak. I fattori in gioco sono il forte incremento della domanda di fibre naturali anche da paesi come la Cina, a fronte di un’offerta che non aumenta e anzi subisce contraccolpi dall’andamento climatico che compromette la produzione dei velli.
“Al prossimo Pitti presenteremo collezioni primaverili-estive con forte presenza di fibre naturali, inclusi lana e peli fini che, assieme all’andamento valutario, incideranno inevitabilmente sui nostri listini – commenta Raffaella Pinori, coordinatrice del Gruppo produttori di filati della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – L’incremento dei prezzi delle lane rappresenta una criticità, ma non del tutto. Intanto è un fenomeno su scala mondiale che incide anche sui nostri concorrenti; e poi è un segnale di grande interesse del mercato verso queste fibre. In tutto ciò che è lana e fibre affini a Prato siamo specialisti, riuscendo a coniugarne la classicità con la nostra capacità di creare prodotti fantasia sempre nuovi. Chi vuole la naturalità e il comfort di queste fibre e nello stesso tempo qualità e proposte sempre nuove troverà a Prato interlocutori attrezzati a soddisfare le sue richieste”.
Le imprese finali produttrici di filati del distretto pratese sono 80 e impiegano 1.300 persone. Il giro d’affari del settore è stimato intorno ai 500 milioni euro di cui più del 40% è rappresentato dall’export; le imprese pratesi sono particolarmente versate nei filati fantasia per maglieria ma vi sono eccellenze anche nella produzione di filati classici, cardati, per tessitura e per aguglieria.






