Non solo lane pregiate, la biellese Botto Giuseppe dedica attenzione anche alla sostenibilità e all’impegno sociale grazie al progetto FAIR cashmere promosso da Maiyet, un progetto di sostegno agli allevatori di capre del deserto dei Gobi, terzo produttore al mondo della preziosa fibra, che Maiyet contribuisce a sostenere con contributi tangibili.
“Abbiamo selezionato tra i tanti l’azienda Botto Giuseppe, alla quarta generazione, perché condivide con noi i valori di tradizione, innovazione e sostenibilità” afferma Kristy Caylor, Presidente di Maiyet, la marca di moda lusso che propone il lavoro di artigiani da luoghi inattesi.
“Noi crediamo nel ruolo fondamentale che l’ambiente gioca nel processo artigianale e nei valori della sostenibilità. Per questo motivo abbiamo lavorato a fianco di Maiyet per circa un anno per garantire il supporto adeguato che è parte della nostra tradizione mettendo a disposizione il nostro saper trattare il filo, con cura e meticolosità” dice Silvio Botto Poala, ad dell’azienda.
Proprio il cashmere si conferma protagonista della collezione per la stagione invernale 2016-17 di Botto Giuseppe: a Pitti Filati l’azienda di Valle Mosso ha mostrato le mille sfaccettature di questo filato principe, a cominciare dal Cashmere Mouliné, un filo purissimo (100% cashmere, Nm. 2/28.000) con una selezione di 20 colori. Il Soft Mouliné (100% cashmere, Nm. 3.500) esprime tutta la morbidezza della fibra, il Majestic Mouliné (100% cashmere, Nm. 2.300) ne esalta la sontuosità e il Soufflé (100% cashmere, Nm. 3.200) la leggerezza impalpabile, declinata con 12 colori in stock service. Altro incontro di tecnica ed estetica ideato da Botto Giuseppe è lo Stone Cashmere (100% cashmere, Nm. 2/28.000), che con effetto vintage sottolinea la duttilità della materia prima.