Nel 2015, grazie al processo SAVEtheWATER® di Canepa, sono stati risparmiati oltre 230.000 m³ di acqua nei processi di produzione tessile. I dati sono stati resi noti in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, fissata il 22 marzo dalle Nazioni Unite per ricordare che l’acqua è la base e il paradigma della vita.
Se infatti risparmiare acqua e difenderne la sua qualità è condizione imprescindibile non solo per assicurare la vita a centinaia di milioni di persone ma, soprattutto, per difendere l’intero eco-sistema in cui viviamo e da cui dipendiamo, lo sviluppo dell’industria manifatturiera ha sicuramente determinato anche importanti danni ambientali.
L’industria tessile-moda da alcuni anni ha cominciato a prendere coscienza delle proprie responsabilità e cominciato a modificare i propri processi produttivi.
Coerentemente al suo impegno per una moda sostenibile, Canepa ha aderito, prima impresa tessile al mondo, alla campagna Detox di Greenpeace, per una supply chain della moda trasparente e libera da sostanze tossiche. Ma attraverso il dipartimento di ricerca e sviluppo CanepaEvolution, ha anche ideato e realizzato e brevettato il progetto “SAVEtheWATER®”, che utilizzando una sostanza di origine naturale, atossica, biocompatibile e biodegradabile, ottenuta dalla chitina contenuta nell’esoscheletro dei crostacei, consente di ridurre fino al 90% il consumo di acqua e nella stessa percentuale il consumo di energia oltre la totale eliminazione degli inquinanti (certificazione CNR_Biella). Il progetto, è realizzato nell’insediamento di Melpignano (LE) insieme alla Tessitura del Salento a seguito di un contratto di programma stipulato con la Regione Puglia.
Nel 2015, i risparmi complessivi, conseguiti nell’ambito delle diverse produzioni Canepa, nei consumi di acqua sono stati pari a 230.000 metri cubi, mentre il risparmio di energia è risultato di oltre 1.230.000kw. Risparmi che in termini economici ammontano a circa € 350.000. Risparmi a cui si affiancano i benefici derivanti dalla totale eliminazione di sostanze altamente inquinanti come il PVC e la metacrillamide.
“Proprio perché fermamente siamo consapevoli dell’importanza della tutela e della salvaguardia dell’acqua – sostiene Elisabetta Canepa, presidente dell’omonimo Gruppo – abbiamo avviato una collaborazione con Francesco Regoli, Vice Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche e da anni in prima linea nello studio dell’inquinamento marino e in particolare sulle microplastiche”.
“La sostituzione del PVA con il chitosano – conferma Regoli – può sicuramente rappresentare un ottimo punto di partenza. Il chitosano è un polisaccaride naturale derivato della chitina con numerose caratteristiche quali una comprovata efficacia battericida e antimicrobica, la sua biocompatibilità e svariate proprietà terapeutiche. Il chitosano viene utilizzato anche in alcuni processi depurativi grazie alla sua capacità di attrarre e immobilizzare sostanze tossiche come metalli pesanti e oli presenti nelle acque di scarico e nei reflui. In questo senso, l’utilizzo del chitosano nella produzione di tessuti permette una riduzione significativa nel consumo e rilascio di una sostanza pericolosa e persistente come il PVA, possibili effetti benefici in termini di depurazione degli scarichi e, non ultimo come importanza, una sensibilizzazione verso la problematica delle microplastiche”.