Catalogna: anche sul tessile gli effetti dell'ipotesi di secessione

L’ipotesi di indipendenza non piace all’economia: una settimana di ‘indipendenza virtuale’ della Catalogna dalla Spagna ha bruciato venti miliardi di euro alla Borsa di Madrid, con 9 imprese che hanno deciso di lasciare la Regione di Barcellona o sono sul punto di farlo.

L’indice Ibex 35 si trova in calo dell’1,88%, mentre l’intera capitalizzazione di Borsa è scesa da 1.050 a 1.030 miliardi. In rialzo anche il rendimento dei Bonos dall’1,59% del 29/9 all’1,69% di ieri, mentre lo spread sui Bund è salito da 113 a 123,9 punti.

Tra le imprese che hanno annunciato il loro addio alla Catalogna Banco Sabadell (-6,25% dal 29 settembre) una delle più antiche banche catalane, e CaixaBank (-3,77%) la più grande banca catalana e la terza più grande della Spagna, pronte ad andare rispettivamente ad Alicante e a Valencia; Gas Natural (-2,29%), che ha deciso il trasloco a Madrid, la finanziaria Criteria Caixa, in procinto di trasferirsi a Palma di Maiorca. Ha minacciato l’addio anche la casa vinicola Cordoniu, mentre la fabbrica di cosmetici Naturhouse ha dichiarato di lasciare per “motivi operativi”. Prossimi all’addio il tecnologico Service Point Solutions, il gruppo tessile Dogi International Fabrics ed il biotecnologico Oryzon Genomics.

Dal punto di vista fiscale, l’impatto dei trasferimenti non è rilevante, soprattutto perché tutte queste imprese hanno assicurato sinora che manterranno attività e impianti in Catalogna, così come i centri decisionali. Tuttavia, l’impatto simbolico è grande, poiché in molti casi di tratta di aziende antiche e con forti radici nella regione.

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