Mentre il mondo assiste alla parata militare di Pechino, trasmessa senza sosta dalle televisioni nazionali, i saloni cinesi vanno avanti smuovendo centinaia di migliaia di visitatori ed addetti ai lavori.
Mentre a Cinte Techtextil va in scena la seconda giornata a qualche decina di chilometri di distanza nella sconfinata Shanghai volgono al termine Intertextile e Chic, così come Yarn Expo e Ph Value, che insieme compongono il poker del National Exhibition Center. Per questa edizione, che i cinesi considerano già Autumn nonostante i circa 35 gradi accompagnati da una cappa di umidità, Chic ha scelto come simboli i riferimenti al relax, alla spensieratezza e al divertimento, tutti oggetti rivestiti da un tessuto da tovaglia da picnic che richiamano la vita all’aperto: farfalla, mela, macchina fotografica e quadrifoglio.
Una scelta nell’ottica della positività in un momento in cui l’economia del colosso asiatico è in forte contrazione e così la Cina è passata da essere uno sconfinato mercato in pieno boom appetito da tutti e, al tempo stesso, un alacre produttore di tessuto e abbigliamento con una forza lavoro infinita a gigante in difficoltà con competitor in crescita in Asia e in Africa.
Un quadro sì complesso ma non preoccupante secondo Chen Dapeng, il presidente dell’associazione dei produttori di abbigliamento cinesi e numero uno di Chic: “Il momento è delicato – ammette – ma si tratta di una crisi globale. La Cina è una grande nazione, con differenze notevoli tra nord e sud, anche nel modo di vestire ed in più sono ancora in atto tanti cambiamenti, con l’online che continua a crescere. Chic mantiene le posizioni ed anzi registra anche il ritorno di aziende straniere, come quelle dall’Italia, dopo lo stop per la pandemia. E’ un segnale importante e la conferma che la fiera ospita volentieri i produttori di tutto il mondo perchè lavoriamo all’insegna della collaborazione”.
Ed a proposito di partnership Chic si farà ancora accompagnatore di giovani stilisti cinesi in diversi appuntamenti europei: dopo Pitti Uomo nello scorso gennaio e la scelta di non tornare, almeno per ora, in Francia i vestiti cinesi saranno in mostra a The One Milano con “Moda China” dal 20 al 23 settembre e a Tokyo dall’1 al 3 ottobre con “China Now”.
Intanto però il mondo intorno alla Cina sta girando: “Ci sono altre nazioni attrattive per i nostri clienti – conclude Dapeng – come ad Vietnam, Egitto, Indonesia, Bangladesh e Myanmar per maglieria, magliette e pantaloni ma non riescono ad essere competivi sugli abiti più formali”.