Tappa al Senato per Confindustria Moda che, nell’incontro “Trasformare la moda Made in Italy per rafforzare la sua leadership mondiale”, promosso dal Senatore Giorgio Maria Bergesio, ha presentato le linee guida del piano strategico industriale 2035 delle filiere Tessile, Moda e Accessori, elaborato da Confindustria Moda insieme a Confindustria Accessori Moda, con il supporto scientifico di LIUC Business School, che mira a garantire la competitività e la sostenibilità del sistema moda italiano, coinvolgendo tutte le componenti produttive, dal tessile-abbigliamento alla pelle, dalla calzatura agli accessori.
E’ stato il presidente Luca Sburlati, accompagnato dalla vice Silvana Pezzoli, dal direttore Gianfranco Di Natale e dalla presidente di Confindustria Accessori Moda, Giovanna Ceolini, a illustrare il piano, ancora in preparazione, che definisce un percorso di trasformazione e rafforzamento competitivo per le imprese del settore.
Confindustria Moda ha evidenziato i rischi che incombono sulla filiera, qualora non vengano attuate misure strutturali di sostegno e innovazione: entro il 2030 il settore potrebbe registrare una perdita di 19 miliardi di fatturato, 35.000 posti di lavoro e 4.600 imprese.
Le criticità principali sono state individuate nella crisi di liquidità e nella difficoltà di accesso al credito, nella concorrenza dell’ultra fast fashion, nella pressione regolatoria europea con la mancanza di strumenti simmetrici di supporto, nel ricambio generazionale, nell’aumento dei costi energetici e logistici e nel rischio di delocalizzazione delle produzioni a monte della filiera.
Il documento allo studio si articola in sette capitoli d’intervento, che spaziano dalle misure urgenti di sopravvivenza alle azioni di medio-lungo periodo per l’innovazione e l’internazionalizzazione. Dieci le priorità individuate: rifinanziamento di strumenti di liquidità e cassa integrazione; approvazione del decreto attuativo EPR tessile; riduzione dei costi energetici per i comparti produttivi a monte; tutela della competitività europea del Tessile/Moda; Centro Tecnologico Nazionale per la Moda del Futuro; Banca Mondiale della Fibra e dei Tessuti (Progetto Fibrae); Polo dell’Innovazione e del Made in Italy a Parigi; formazione, welfare di filiera e ricambio generazionale; legge di contrasto all’ultra fast fashion e Tavolo della Legalità di Filiera; Piano Nazionale di Comunicazione sul Made in Italy.
“La moda non è solo estetica, è economia reale, è lavoro, è territorio, è industria – dice Sburlati – e dobbiamo preservare e trasformare un patrimonio produttivo unico che è parte della nostra identità nazionale. Il nostro settore non chiede assistenza, ma una strategia industriale di lungo periodo. Dobbiamo lavorare insieme alle istituzioni per costruire un piano che metta al centro le persone, la sostenibilità, la tecnologia e la competitività internazionale. Trasformare la moda Made in Italy non è un’opzione, è una responsabilità di ciascuno di noi a livello nazionale, perderla un rischio concreto. Non vogliamo avvenga quanto successo nell’automotive: la velocità negli interventi è necessaria”.
Giovanna Ceolini ha sottolineato: “Le nostre imprese sono un motore essenziale della moda italiana e un orgoglio per il nostro Paese nel mondo. Il Piano Strategico 2035 rappresenta un passo concreto in questa direzione: solo investendo con decisione possiamo garantire che il Made in Italy continui a essere un modello di eccellenza, riconosciuto in tutto il mondo. Lo dobbiamo alle nostre aziende e ai giovani, che sono il nostro futuro e ai quali dobbiamo dare un progetto cui aderire”.
Nella foto, da sinistra, Pezzoli, Sburlati, Bergesio e Di Natale.








