Sono rimaste inutilizzate le stilografiche da grande occasione dopo l’incontro tra Sistema Moda Italia e Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil, a delegazioni plenarie, per la trattativa per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro del settore Tessile Abbigliamento Moda, scaduto il 31 marzo.
Non sono bastati sei mesi di trattative per arrivare ad un accordo e ieri le parti hanno preso atto di non avere ancora individuato un percorso condiviso per dare una soluzione positiva alla vertenza che riguarda oltre 420.000 addetti. Sistema Moda Italia, coerente con le posizioni iniziali, ha formalizzato una proposta economica in particolare per due aspetti che caratterizzano la situazione del settore in questo momento: la forte disomogeneità con situazioni aziendali positive, e altre nelle quali la crisi è ancora molto grave; la deflazione che ha caratterizzato gli anni del precedente contratto nazionale e che ha comportato un forte scostamento tra gli indici inflattivi di previsione sui quali si era calcolato l’incremento dei minimi retributivi rispetto al valore effettivo degli stessi indici calcolato a consuntivo.
“Tale scostamento – dicono a Smi – ha comportato un esborso non giustificato a carico delle aziende ed in favore dei lavoratori mediamente pari a 70 euro lordi mensili, che le aziende stanno già erogando dal 2015 e che continueranno ad erogare per il futuro. Pertanto, tenuto conto che non sussiste, presumibilmente per un lungo periodo dato il perdurante andamento negativo dell’inflazione, la necessità di un adeguamento dei salari al potere d’acquisto, e con l’obiettivo di stimolare la produttività distribuendo la ricchezza effettivamente creata, senza aumentare ulteriormente e in modo non giustificato i costi di larga parte della filiera ancora in crisi, SMI ha proposto la seguente impostazione: conferma del ruolo tradizionale del Contratto nazionale per riallineare le retribuzioni contrattuali all’inflazione; disponibilità a definire una modalità di recupero nel corso della vigenza contrattuale del potere d’acquisto dei salari, con adeguamento periodico dei minimi retributivi all’andamento dell’inflazione effettivamente realizzata; dinamica retributiva “reale”, cioè la crescita virtuosa delle retribuzioni in quanto legata alla produttività, affidata alla contrattazione di 2° livello; dove non si fa la contrattazione aziendale: massima disponibilità ad una revisione anche significativa dell’Elemento di Garanzia Retributiva annuale (oggi pari a 200 euro)”.
Punto di contrasto con i sindacati anche il fatto che è stato impedito l’approfondimento della posizione delle parti su tutti gli importanti argomenti che sono oggetto della parte normativa del Contratto.