Un bilancio approvato all’unanimità e uno sguardo al prossimo futuro in ottica EPR: Corertex chiude aprile con due punti fermi e si prepara per le “battaglie” da portare avanti.
L’assemblea dei soci del consorzio, convocata per l’approvazione del bilancio 2024, ha rappresentato per il Corertex, Consorzio per il riuso e il riciclo tessile, l’occasione per fare il punto sulle normative che modificheranno la gestione dei rifiuti tessili, ad iniziare da quella legata alla responsabilità estesa del produttore: l’ultima bozza ministeriale ha infatti sollevato non poche perplessità e preoccupazioni sia nel settore del riuso che in quello del riciclo.
“Una prima analisi da fare sul testo – spiegano il presidente Raffaello De Salvo e il vicepresidente Fabio Marseo – è relativa agli obiettivi di recupero dei rifiuti tessili. Parlare di recuperare entro il 2026 il 15% in peso sull’immesso nel mercato dai produttori e importatori è un obiettivo molto deludente. Perché oggi fra riuso e riciclo si recupera già l’80%. In una prima bozza si parlava di recuperare recuperare il 25%, ora si butta giù sensibilmente questo obiettivo, perché? Non solo. Nella prima bozza si diceva che il recupero energetico di questi rifiuti non poteva essere superiore al 10%. Adesso questa previsione sparisce. Un duplice dato estremamente penalizzante per il distretto”.
Sulla possibilità di bruciare i rifiuti tessili per trasformarli in energia, il Corertex fa notare il conflitto di interessi presente nella bozza ministeriale: “Si dice che il ministero, con il supporto di Ispra, su indicazione dei produttori, definirà le percentuali di recupero energetico dei rifiuti tessili. Questo crea un chiaro conflitto di interessi, perché bruciare questi rifiuti è la strada più facile ed economicamente vantaggiosa. Ma ha l’impatto peggiore sull’ambiente. Il rischio è che si possa spingere per bruciare quanti più rifiuti possibili a discapito dell’ambiente”.
La terza critica riguarda il modello di ripartizione del valore economico derivante dall’Epr. “Il modello preso a riferimento è quello dei Raee, dove l’83% del valore economico va in capo ai produttori – continuano dal Corertex – e viene quindi meno l’equa distribuzione di questo valore lungo la filiera. Ciò significa impedire di crescere e di effettuare investimenti ai produttori di materie prime e ai gestori dei rifiuti. Un simile modello significa limitare sensibilmente gli investimenti del nostro distretto”.
Infine una nota sull’applicazione del regolamento Reach al settore riuso, che andrebbe a imporre limiti insostenibili sull’uso delle sostanze chimiche. “Introdurre questo regolamento anche per il riuso – concludono Marseo e De Salvo – significherebbe dovere effettuare analisi su ogni singolo capo da reimmettere sul mercato. Di conseguenza si porrebbe fine alla stessa filiera per insostenibilità dei costi. E lo stesso concetto vale per il settore del riciclo. L’ultima bozza di Epr è quindi decisamente peggiorativa delle precedenti. E a proposito di decreti in via di stesura non nascondiamo lo scetticismo sull’End of Waste e sull’indirizzo dei tecnici di portare la fine della qualifica di rifiuto alla fibra tessile. Di fatto, tutto ciò che c’è a monte, come sfilacciature meccaniche e commercianti di materia prima seconda che ancora deve essere sfilacciata, si ritroverebbero a trattare rifiuti. Una scelta evidentemente deleteria e penalizzante per il distretto”.