CTN sui dazi: non è vero sollievo

Il punto di caduta nelle trattative sui dazi fra Stati Uniti e Unione Europea è stato nettamente più contenuto del ventilato 30%, esattamente la metà, ma questo non è sufficiente per far tirare un sospiro di sollievo a Confindustria Toscana Nord. Al momento, in assenza di indicazioni ufficiali precise e con la trattativa ancora in corso per alcuni settori, pare che i dazi del 15% verranno applicati in maniera generalizzata e flat, assorbendo quelli esistenti. Per alcune tipologie merceologiche i giochi sembrano chiusi in negativo (acciaio e alluminio, 50%, così come gran parte dei materiali ma anche dei prodotti finiti ) o in positivo (alcuni farmaci  con dazio zero). Confindustria Toscana Nord fa sentire la sua voce attraverso le parole preoccupare della presidente Fabia Romagnoli e del presidente della Sezione Trasporti e Logistica, Federico Albini.

“Le trattative hanno contenuto il danno, ma sono state ben lontane dall’eliminarlo – commenta la presidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli – Dazi al 15% sono comunque molto elevati e, sommati all’altra grave criticità del rapporto euro/dollaro, compromettono fortemente la competitività delle nostre imprese e rappresentano un fattore di freno per l’economia mondiale, facendo lievitare i prezzi e alimentando l’inflazione. Il 15% non è una vittoria perché il danno rimane, e anche pesante. Indipendentemente dalle motivazioni per cui l’Unione Europea non ha ottenuto di più, è ora indispensabile che venga fatto ogni sforzo per porre le aziende in condizione di competere sui mercati internazionali. Sostegni diretti, ma anche un profondo ripensamento delle politiche europee e nazionali che creino condizioni di contesto favorevoli alle imprese. Non ci possiamo permettere, ora più che mai, indirizzi economici che creino appesantimenti e zavorre”.

Al peso oggettivo del dazio anche l’incertezza è un elemento molto grave, soprattutto per la logistica. “Il raggiunto accordo sui dazi tra Unione Europea e Stati Uniti, dai confini assolutamente incerti e vaghi, genera un clima di incertezza e, in economia, l’incertezza costituisce essa stessa un freno – commenta Federico Albini – In questo contesto le imprese esportatrici devono mettere in conto anche l’instabilità logistica: non sarà facile, soprattutto per le imprese medio-piccole, gestire la catena di approvvigionamenti, laddove è fondamentale agire in massima flessibilità e con capacità di passare rapidamente tra modalità di trasporto diverse (aereo-marittimo)”.

In questo contesto complicato anche Albini torna a chiedere l’introduzione di specifiche misure da parte del Governo, d’intesa con l’Unione Europea: “Occorre adesso ancora di più ridurre gli ostacoli commerciali interni all’Unione, di cui molti parlano ma di cui il Fondo Monetario Internazionale ha misurato gli effetti, attestando che una riduzione del 10% delle barriere interne al commercio e alla produzione multinazionale potrebbe generare una crescita del PIL europeo del 7% -conclude Albini – Ciò significherebbe aprire i settori ancora protetti, liberalizzare i servizi, armonizzare le normative e, per noi operatori  dei trasporti, ammodernare le infrastrutture di frontiera ed abbattere le frontiere doganali interne all’Unione;  per il nostro continente, riprendere a crescere e stare così con piena dignità, al tavolo internazionale delle trattative”.

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