CTN tra preoccupazione e disappunto per i dazi USA

Il giorno dei dazi è arrivato a anche in casa Confindustria Toscana Nord c’è preoccupazione e contrarietà per le decisioni del leader USA Trump.

“La prima certezza, molto negativa – dice il presidente di CTN Daniele Matteini – riguarda il dazio del 25% sull’automotive già operativo. Da parte nostra non avremmo più voluto sentir parlare di dazi se non per vederli ridurre o azzerare; la speranza è, da sempre, che i paesi adottino comportamenti commerciali che favoriscano gli scambi e non li ostacolino, in un contesto ispirato ai valori del fair trade e quindi di una corretta e libera competizione. Certo, siamo nel campo dell’utopia: sappiamo bene che le condizioni di competitività fra i diversi paesi sono oggettivamente diverse e che, per esempio, le imprese italiane soffrono di molte penalizzazioni, dai costi energetici alle carenze infrastrutturali, dall’inefficienza complessiva del sistema alla pesante imposizione fiscale, solo per citarne alcune. Ma una guerra di dazi fra paesi del blocco occidentale era difficile da immaginare ancora pochi mesi fa”.

Alzare barriere tariffarie significa minare la crescita e lo sviluppo dell’economia mondiale, fare del male a sé e agli altri

Dopo la decisione di Trump l’incertezza riguarda anche la risposta dell’Unione Europea: “I prodotti – continua Matteini – non sono tutti uguali. C’è una differenza fondamentale, per esempio, fra prodotti finiti destinati al consumatore e semilavorati e materiali di base. I beni di questa seconda categoria sono funzionali alla produzione del paese che li importa: gravarli di dazi (innescati dagli USA o stabiliti dall’Unione Europea in un’ottica di reciprocità) significa danneggiare le proprie aziende. Puro autolesionismo. Ma c’è poi anche un’altra variabile, e cioè il luogo di lavorazione finale dei prodotti, che non necessariamente coincide con la sede dell’importatore: se un’azienda americana acquista materie prime o semilavorati per processarli in un paese terzo, normalmente li fa esportare dal venditore direttamente verso quel paese. Quindi in questo caso i dazi USA non rilevano per l’esportatore e nemmeno per l’importatore di paesi terzi. Ci sono poi aziende non americane già presenti dal punto di vista produttivo negli USA e che potranno rispondere potenziando i loro insediamenti già esistenti, con soddisfazione dell’amministrazione americana ma comunque senza troppi scossoni per le imprese in questione. L’impatto dei dazi si manifesterà quindi in tutta la sua forza – minore o maggiore: ancora non lo sappiamo – sulle imprese che direttamente, senza alcun passaggio intermedio o triangolazione, esportino prodotti finiti nel mercato USA. Nel territorio di Confindustria Toscana Nord questi casi sono probabilmente considerevoli ma impossibili da individuare finché il quadro non sarà più chiaro. Alzare barriere tariffarie negli scambi internazionali significa minare la crescita e lo sviluppo dell’economia mondiale, fare del male a sé e agli altri. E’ un gravissimo e ingiustificato errore, fuori da ogni logica economica”.

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Matteo Grazzini
Matteo Grazzini