L’impressione è la stessa, identica, di Milano Unica: ottima affluenza, Babele di lingue e gran parte degli stand in attività, soprattutto quelli delle aziende italiane che hanno confermato la fiducia alla fiera. Première Vision archivia la prima giornata con una effervescenza forse sperata ma per niente certa, visto il contesto di mercato e considerata la situazione del salone francese, alle prese con un nuovo corso ancora tutto da valutare.

Proprio questo avvio di “seconda giovinezza” per PVP è uno dei motivi di curiosità per gli addetti ai lavori ma anche di fiducia (e speranza) per gli espositori italiani che hanno deciso di essere presenti uscendo dal fiume in piena che convoglia il tessile nostrano verso Milano Unica. Uscendo ma, nella stragrande maggioranza dei casi, rimanendo nella scia con una doppia partecipazione milanese-parigina.
“Fare una fiera solo può essere un rischio, perché non è detto che nei tre giorni milanesi vogliano o possano venire tutti i clienti internazionali, attirati anche da Parigi. Milano Unica è andata indubbiamente bene, difficile fare meglio in termini di numeri e appuntamenti, ma qui bisogna esserci” dice Daniele Saccenti di Faisa nelle primissime ore di salone, quando ancora il grosso dell’affluenza doveva manifestarsi.
L’impatto visivo è indubbiamente diverso rispetto al pre Covid: la dimensione degli stand si è in gran parte ridotta, anche per la scelta degli organizzatori di concentrare tutto in due hall, la 5 e la 6, ma questo mette in maggiore risalto i due spazi forum. Da “sold out” anche la presentazione delle tendenze del salone nella Hall 5, a dimostrazione che la fiera viene ancora considerata luogo di spunti e idee creative. Domani la prova del nove, con il secondo giorno che è solitamente il più importante e che quindi può confermare l’impensabile (nei numeri) successo dei saloni europei.