Ferragamo, una mostra in 5 musei

Sarà inaugurata il 18 maggio la nuova mostra promossa e organizzata dalla Fondazione Ferragamo e dal Museo Ferragamo. La sua particolarità è che sarà diffusa su cinque musei, uno anche a Prato, il Museo del Tessuto, grazie alla collaborazione tra istituzioni culturali: a Firenze la Biblioteca Nazionale Centrale, le Gallerie degli Uffizi (la Galleria d’arte moderna, la Galleria del Costume di Palazzo Pitti), il Museo Marino Marini, il Museo Ferragamo e il Museo del Tessuto a Prato. Insieme hanno partecipato attivamente alla costruzione dell’idea, mettendo a disposizione spazi e collezioni, in una riflessione comune.

La mostra riflette il complesso rapporto tra arte e moda prendendo spunto dalla storia di Salvatore Ferragamo che, affascinato dalle avanguardie artistiche del Novecento, si ispirò al mondo dell’arte
collaborando con molti artisti a lui contemporanei, il progetto analizza il dialogo tra i due mondi: contaminazioni e sovrapposizioni dalle esperienze dei Preraffaelliti, a quelle del Futurismo, dalle complesse vicende del Surrealismo a quelle del Radical Fashion, soffermando l’attenzione su alcuni atelier degli anni ’50 e ’60, luogo di studio e di incontri, e sulla nascita della cultura della celebrità fino alle sperimentazioni anni ’90. La domanda finale è se nell’industria culturale di oggi si possa ancora parlare di mondi distinti o di un gioco fluido.

Ideato e curato da Maria Luisa Frisa, Enrica Morini, Stefania Ricci, Alberto Salvadori, il progetto è corredato da un ricco catalogo e si avvale di abiti, accessori, tessuti, opere d’arte, libri e periodici, fotografie provenienti da collezioni museali pubbliche e private, nazionali e internazionali, e da un’installazione d’arte contemporanea creata per l’occasione.

Tra le opere in mostra un décolleté di Salvatore Ferragamo ispirato alle opere dell’artista americano Kenneth Noland degli anni ’50, l’abito realizzato negli anni ’30 da Elsa Schiaparelli con Salvador Dalí, l’abito di Yves Saint Laurent, il corpetto in legno di Hussein Chalayan dal Kyoto Costume Institute e un abito di Undercover del 2005 proveniente da The Museum at Fit di New York. Altrettanto significativi i prestiti dal ModeMuseum (MoMu) di Anversa, l’installazione di ritratti fotografici di Andy Warhol, e l’opera Fertility di Keith Haring, in arrivo da una collezione privata.

Condividi articolo