Maredimoda

Franco Taiana Portiamo il mare a Londra

Tessuti per bikini nel nord di Londra, con meno di dieci gradi e la solita pioggerellina autunnale all’esterno del Business Design Centre: un quadro insolito ma non del tutto nuovo quello che si è presentato durante Texpremium, il salone che ha rinnovato la collaborazione con MarediModa.

A guidare le aziende del settore swimwear dal mare di Cannes al Tamigi c’è Franco Taiana, general manager del salone italiano ma con base in Costa Azzurra (particolare questo che ha una sua importanza “burocratica”): una dozzina i brand presenti a Londra per incontrare i clienti britannici e ritagliarsi nuove fette di mercato.

Il binomio con Texpremium è un modo nuovo di vedere le fiere?
Prima del Covid la tendenza era di giudicare le fiere solo come un momento per fare pubbliche relazioni e si pensava che la tecnologia potesse superare il contatto umano. Poi è arrivata la pandemia che invece ci ha fatto vedere quanto siano importanti, in un settore come il nostro, il contatto, il tatto e la vista e quanto sia basilare il momento fieristico. Anche noi avevamo lanciato una piattaforma digitale per aiutare le nostre aziende espositrici a restare in contatto con i clienti ma siamo felici di fare ancora le fiere fisiche e di collaborare con altri saloni, soprattutto quelli che hanno target specifici di mercato come Texpremium. I saloni più generalisti infatti vivono di alti e bassi, come sta dimostrando adesso Munich Fabric Start ma anche Première Vision.

C’è anche nel vostro settore un confronto Italia-Francia a livello di fiere?
La nostra concorrente era Interfiliere, che però dopo aver perso l’intimo, aver fatto l’abbinamento col Salon de la Lingerie, aver cambiato sede e in ultimo aver scelto la contemporaneità con Texworld ha perso slancio.

Qual è i limite attuale dei saloni?
La difficile situazione economica ha ridotto gli spostamenti, non ci sono più le super delegazioni aziendali con tanti impiegati commerciali negli stand. Timori per la sicurezza prima, Covid poi e ora la crisi hanno ridotto i budget. E poi c’è la tendenza, in ogni fiera, di considerare l’ultimo giorno come quello dello smantellamento dello stand già all’ora di pranzo. Non è un bel segnale e non è di aiuto ai visitatori, in realtà il terzo giorno è utile per far funzionare alla grande il secondo e quindi va sfruttato.

Perché avete scelto di portare MarediModa a Londra e a Miami?
Noi ci muoviamo dove c’è interesse per il prodotto e dove c’è una filosofia simile alla nostra. Anni fa la trovavamo a Munich Fabric Start, adesso a Londra, che ha un mercato molto dinamico. Miami invece l’abbiamo scelta perché con un budget contenuto riusciamo a portare le aziende ad esporre dutante un periodo importante come la Swim Week. La sede è stata scelta anche con un sondaggio con gli espositori, che hanno scelto il mercato più performante al mondo e a quel punto abbiamo scelto il momento e l’evento giusti per coprire non solo il mercato USA ma anche quelli limitrofi.

Tutto questo in autonomia o quasi.
MarediModa è un consorzio di aziende, non una società che organizza saloni come lavoro e il fatto di essere a Cannes è croce e delizia, perché pur essendo italiani non possiamo avere aiuti pubblici, visto che organizziamo il salone all’estero. Ogni tanto riusciamo ad avere qualche contributo ma il grosso lo fanno le aziende.

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