Terremoto nella notte, grandine di mattina: sembra che la Natura abbia voluto dare una cornice davvero grigia alla conferenza di fine anno di Confindustria Toscana Nord a Prato, dove sono stati snocciolati numeri non certo esaltanti, che fanno del 2019 un anno che non sarà ricordato con troppo piacere.
In una città che si è svegliata alle 4.37 e che per fortuna non ha dovuto fare la conta dei danni per il terremoto il presidente di CTN Giulio Grossi, il suo vice pratese Francesco Marini, la delegata per la sostenibilità Fabia Romagnoli, il direttore Marcello Gozzi, il responsabile del Centro Studi Enrico Mongatti, con Barbara Bigagli hanno riassunto in parole e numeri dodici mesi di tessile e non solo.
Brexit, dazi Usa-Cina, Germania in stallo e tensioni generalizzate tra i motivi di percentuali in calo in quasi tutti i parametri, dall’export alla produzione.
Nel settembre 2019 la produzione è calata del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2018: a cedere è anche il meccanotessile (-4,5%), di solito più trainante ma il rallentamento è stato forte anche nell’export (-6,7%) e nell’abbigliamento (-3,1%), negli ultimi anni sempre in discreta crescita. L’andamento totale dei settori tessili (-3,8%) è caratterizzato dal -2,2 dei filati, il -1,9 dei tessuti e il -6,1 del conto terzi; nel trimestre in oggetto limitano i danni maglieria e altri manifatturieri (+0,3% e +0,7%), che però calano nel complessivo 2019 (-3,1% e -o,6%). Il meccanotessile 2019 (gennaio-settembre) è in area negativa (-2,8%).
“Alcuni mercati si stanno chiudendo – ha spiegato Marini riferendosi in primis alla Brexit – e il prodotto tradizionale pratese ha perso appeal a vantaggio di tessuti più tecnici adatti allo sportswear, che ora è abbigliamento a tutti gli effetti. In più con l’online sono cambiati i canali di vendita. A soffrire in modo particolare sono i terzisti, con i quali dovremo riaprire il dialogo su temi comuni; loro sono l’anello determinante della struttura e se vengono a mancare sarà difficile sostituirli. Su questo tema è stata importante la risposta della formazione, con “E’ di moda il mio futuro” e la partecipazione delle scuole. Purtroppo c’è anche da prendere atto della chiusura del Buzzilab e dovremo confrontarci con questa amara realtà. C’è il timore che venga a mancare la professionalità e ce ne potremmo accorgere anche tra cinque anni. Purtroppo adesso è impossibile ricreare un laboratorio da zero”.
Da Romagnoli prima e Grossi poi è arrivato un gigantesco no alla Plastic Tax ed il presidente ha fatto anche qualche accenno alla macroeconomia: “Bene Industria 4.0 – ha detto – ma ci sono alcuni fattori nazionali che ci lasciano perplessi. Ci pare che la politica non metta la manifattura e l’industria al primo posto”.
Ed il 2020? “Sarà sulla falsariga del 2019, saremo ancora subordinati all’assetto internazionale” ha ammesso Marini.